BAY
CITY
Noir, spionaggio, cyberpunk. Ma soprattutto
pulp. Questi gli ingredienti del bel romanzo di Richard
K. Morgan. Fantascienza alla “Blade Runner”
(o, per l’esattezza, alla “gli androidi sognano
pecore elettriche” del mai abbastanza compianto Philip
K. Dick) mescolato con un pulp alla Chandler (un suo racconto
si intitola, appunto, “Bay City Blues”). Soddisferà
tanto gli estimatori di un genere quanto dell’altro.
Nel XXVI secolo l’umanità ha conquistato le
stelle e l’immortalità, attraverso la possibilità
di creare copie di back up della personalità dentro
delle piccole pile poste nel cervello. Se la pila non viene
distrutta può essere impiantata su un nuovo corpo.
Se si è abbastanza ricchi, si può effettuare
anche una copia a distanza di se stessi ogni 24 - 48 ore.
Quindi la distruzione della pila vorrebbe dire solo la perdita
delle ultime ore. Perché il ricchissimo e potentissimo
Laurens Bancroft si è suicidato? È questo
che Takeshi Kovacs, ex corpi speciali ed ex criminale, è
chiamato a scoprire, ed i suoi sistemi non sono certo da
personcina bene educata.
Realtà virtuale, ricchezza, violenza, sesso e potere
sono mescolati in una narrazione dura e cupa. Unica certezza
è che nessun personaggio ne uscirà pulito.
Il ritmo e l’adrenalina sono ben dosati. Buon è
l’uso dei flash back.
Ruggero Signoretti |