Tratto dal romanzo “N”
di Ernesto Ferrero il film di Virzì è
un piccolo capolavoro. Piacevolissimo da vedere e
da ascoltare, pieno di colore e musica, un po’
commedia dell’arte un po’ dramma, con
un cast ottimo di attori (Impacciatore, Bellocci,
Inaudi, Mastandrea, Ceccherini) che recitano soprattutto
in dialetto toscano. La sceneggiatura è impeccabile;
la colonna sonora, divina, è tratta dai brani
più significativi di Beethoven e di Brahms.
Si ride, si sorride, si riflette.
Nel film ritroviamo i temi cari a Virzì: l’azione
si sposta nel tempo ma non nello spazio. Tutto si
svolge in una piccola isola che ripropone l’ambiente
chiuso e ristretto della provincia, dove tutti si
conoscono, e rispecchia gli ideali dei giovani d’oggi
che si scoprono traditi dai personaggi simboli. Il
desiderio per le donne e la voglia di sognare poi
è la stessa. L’Elba vista dunque come
un quartiere dove i temi trattati sono perfettamente
aderenti al 1814 come ai giorni nostri. Paolo Virzì,
il suo film, ce lo spiega così: “è
una commedia, una fiaba nera, un apologo filosofico;
di certo un film sul potere, ironico e agrodolce”.
È la prima volta che il regista firma una pellicola
in costume. Lo fa per raccontare Napoleone in una
veste inedita, un potente che mette a nudo la sua
anima svelando il suo vero volto. È il 1814
quando l’imperatore (interpretato da un piccolo
grande Daniel Auteuil), ancora pieno di sé,
sbarca in esilio all’Elba. La sua presenza sull’isola
scatena odio e ammirazione, e questo contrasto genera
conflitti in Martino (Elio Germano), un giovane maestro
idealista e rivoluzionario. Ispirato dalle poesie
del Foscolo, nel suo immaginario Napoleone incarna
il tiranno che ha deluso e tradito gli ideali giacobini
della Rivoluzione: libertà, uguaglianza e fraternità.
Trama vendetta e diventa segretario di Napoleone con
l’intento di ucciderlo. Ma Martino è
disorientato; la figura leggendaria, il personaggio
simbolo giorno dopo giorno gli appare sempre più
sfocato. Quello che si trova di fronte è un
ometto vanitoso con problemi di digestione che si
trucca come una donna per contrastare l’età
che avanza. Questo Napoleone però è
anche un uomo che ricorda con nostalgia la sua infanzia,
i momenti più belli della sua vita. “Quando
finisce la passione per i gusci di conchiglie arriva
la passione verso se stessi che ci porta alla vanità”
dice ed è tutta l’amara verità
di un potente. La voce della vecchia governante che
ricorda Napoleone bambino si confonde con le note
del concerto n.5 di Beethoven meglio conosciuto come
l’”Imperatore”(scritto appunto per
il grande condottiero) e la melodia fluente e maestosa
crea un clima epico ed emozionante: la scena più
bella.
Per certi versi sorprendente, il Napoleone di Virzì
è anche un donnaiolo e un bugiardo che cova
uno smodato desiderio di rivalza su chi l’ha
confinato in quel fazzoletto di terra. Il fascino
del potere si rivelerà in tutta la sua forza
nell’apologo finale: altare e polvere, vincitore
e sconfitto, gloria e Waterloo. |
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