Nella chiesa di S.Lucia al Gonfalone di concerto con l’antistante galleria
del Polittico si espone la sequenza pittorica intitolata
a Giobbe. Giustamente lo spazio religioso è
il luogo più consono e adatto al dramma secolare
del giusto perseguitato.
Giobbe è il credente che in Dio confida sempre
e comunque, anche nel fondo buio del dolore, della
povertà, dell’abbandono. La domanda,
anzi l’urlo di Giobbe è l’urlo
eterno dell’umanità ingiustamente ferita:
“Perché Dio fa soffrire l’innocente?”
E’ la stessa domanda che Dostoijevsky fa dire
ad Ivan dei Fratelli Karamazoff, ed è la stessa
domanda che ogni generazione si è posta. L’urlo
angosciato del vecchio Giobbe: “Dio, dove sei?”
è lo stesso urlo di Cristo sulla croce: “Dio
mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato?”.
Forse il dolore è la strada maestra per incontrare
Dio...
Lascio alla dottrina e alla ricerca di Padre Franco
Incampo, del quale è il testo della presentazione,
lo svolgersi di questa tesi eterna dell’umanità.
Hanno concorso ad illustrare questa biblica figura
gli artisti del Polittico, galleria che per tradizione
si occupa di tematiche figurative con ampie valenze
surreali e mistiche.
Paolo dell’Aquila concepisce nelle sue nude
carni di vecchio un Giobbe di ascendenza quasi rembrandtiana,
di ieratica rigidità è invece la figura
di Alberto Gàlvez, icona arcaica e suggestiva,
Salvo Russo concepisce un Giobbe sulle cui spalle
grava il peso stesso dell’Universo, della Caduta
e del Risorgere, come un San Cristoforo, Titano che
porta il peso insostenibile del peccato insieme alla
certezza della redenzione. Nudo e disperato è
il personaggio di John Kirby, che si volge al buio
impenetrabile con l’assoluta angoscia che è
uncino alle carni dell’uomo abbandonato da Dio.
Anna Keen, Jan Knap, Lithian Ricci, Angela Volpi e
Carlo Bertocci completano l’inusuale collettiva
su un tema, oggi più che mai attuale, per una
riflessione oltre che religiosa profondamente umana.
Luigi M. Bruno
Inedito 2006
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