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SOFOCLE
E’ MESSICANO |
Nei film del maestro
Inarritu il seme della speranza non fiorisce quasi
mai; ci si rende conto che la vita è una tragedia
e che è difficile amarla. “Babel”
(palma d’oro per la regia al Festival di Cannes)
ne è un’ulteriore riprova. Entri nel
cinema, rimani affascinato dal film, incantato dal
talento magistrale del regista, ma non vedi l’ora
di uscire. Alejandro Gonzales Inarritu ha un rapporto
particolare con la cinepresa che diventa “duttile”
nelle sue mani; la sua passione immensa nel filmare
traspare in ogni scena, da ogni angolazione, in ogni
piccolo dettaglio. Pregevole è la sua tecnica
e il suo stile originalissimo e inconfondibile.
Quello che poi ci racconta nei suoi film ha un che
di inquietante, alimenta in un certo senso la paura
di vivere.
Il messicano Inarritu è il regista del fatalismo
estremo, senza via di uscita; il suo cinema è
esasperato nei contenuti, doloroso, governato dalla
casualità degli eventi. L’umanità
che descrive non è quasi mai illuminata da
un raggio di luce, i suoi personaggi si muovono in
un contesto lacerante che sa di tragedia greca (Sofocle).
Per “Babel” il regista si è ispirato
al mito biblico della Torre di Babele. E come nella
Babele, metafora dell’ incomunicabilità
tra i popoli, anche qui il tema principale è
l’incomunicabilità: la mancanza di comunicazione
tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra fratelli
e fratelli, resa ancora più tangibile per la
confusione delle lingue e delle culture multietniche
che operano come frontiere di separazione.
L’unico filo che cuce la vita degli uomini è
il Fato, per lo più avverso, e il sentimento
profondo del dolore. Nel film i destini di diverse
persone ai quattro angoli del mondo si intreccino
e si influenzano drammaticamente scatenando azioni
e reazioni a catena. |
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La storia prende le mosse dal
Marocco dove un turista giapponese regala un fucile a
una guida locale in segno di gratitudine. L’arma,
capitata nelle mani di due ragazzini, ferisce accidentalmente
Susan (Cate Blanchett), turista americana in vacanza con
il marito (Brad Pitt). Si pensa ad un atto di terrorismo
internazionale, e la reazione è immediata soprattutto
in senso madiatico. Ignari dell’accaduto, dall’altra
parte del mondo, a San Diego, i figli ancora piccoli della
coppia partono con la governante messicana Amelia e suo
nipote Santiago diretti oltre il confine per la festa
di matrimonio del figlio della donna. Al ritorno però
un equivoco con le guardie di frontiera scatena un drammatico
imprevisto. Contemporaneamente in Giappone Chieko (Riuko
Kikuchi), una ragazza sordomuta soffre dell’impossibilità
di comunicare con i suoi coetanei, e per dare un senso
alla sua vita decide di buttarsi in esperienze sessuali
puntualmente disattese.
In “Babel”, come nei due film precedenti “Amores
Perros” e “21 Grammi”, Inarritu non
segue una linearità cronologica, spesso i tempi
dell’azione sono capovolti o quantomeno confusi;
quello che al regista importa è l’azione
e la reazione conseguente. “Babel” è
un’opera corale e individuale al tempo stesso; i
vari personaggi, pur definiti nelle loro differenze, soffrono
di un dolore diverso e comune che sottolinea le loro solitudini.
È anche un film sulle identità smarrite
che si incrociano in un gioco a distanza manovrato dal
Fato e da cui sembra impossibile uscire. Il cast è
di altissimo livello. Brad Pitt, già bravo, qui
è superlativo: solo il suo personaggio avrà
una possibilità di riscatto alla fine accendendo
una fiammella nel labirinto dell’oscurità.
Film impegnato e impegnativo perché piuttosto lungo
e sottotitolato. Oltre alla lettura psicologica “Babel”
offre spunti per una lettura politica e geografico-culturale.
Ester Carbone
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BABEL |
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Titolo
originale: |
Babel |
Nazione:
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Messico / U.S.A. |
Anno: |
2005 |
Genere:
|
Drammatico |
Durata:
|
135' |
Regia:
|
Alejandro Gonzalez Inarritu |
Cast: |
B. Pitt • C. Blanchett
• G. García Bernal • K. Yakusho •
R. Kikuchi • A. Barraza |
sito
web: |
http://www.paramountvantage.com/babel/ |
Trama:
In Marocco due adolescenti nel mezzo del
deserto provano un fucile che il padre ha dato loro per tenere
lontano gli sciacalli dalle capre, ma la pallottola sparata
arriva molto più in là di quanto si sarebbero
aspettati. A colpire una donna americana in crisi con il marito
e in viaggio, su un autobus di un viaggio organizzato. La
coppia ha lasciato a San Diego i figli che sono affidati ad
una tata messicana che però non può mancare
al matrimonio del figlio. Nel mentre in Giappone una ragazza
sordomuta vive il disagio di un adolescenza particolarmente
difficile. |
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