È
consuetudine che gli editoriali siano interni alla redazione,
ma in questo caso l’argomento coinvolge chi opera
e chi fruisce delle proposte culturali non solo a Roma.
Per questo motivo abbiamo deciso di porre
all’attenzione dei nostri lettori questa breve analisi,
aperta con possibili suggerimenti, su come promuovere, in
ogni ambito, ogni singola espressione artistica dell’arte
contemporanea concepita a Roma e in ogni altro luogo, dall’intelletto
umano.
LO STATO DELL’ARTE CONTEMPORANEA
È difficile credere che due o tre nuovi
spazi espositivi, a Roma, possano svegliare la capitale
dalla sua cronica distrazione per l’arte contemporanea
in evoluzione, perché qualche nuovo spazio, pubblico
o privato, non offre la condizione necessaria per indagare
e promuovere quell’arte che viene prodotta nel silenzio
di studi anche improvvisati.
Se delle gallerie aprono o chiudono o magari si trasferiscono
e delle istituzioni pubbliche avviano cantieri per creare
nuovi luoghi o ampliano quelli che esistono, non significa
che la capitale esca dal suo torpore, ma che in molti hanno
scoperto che i nomi affermati dell’arte contemporanea,
italiana e soprattutto internazionale, sono un ottimo affare
e c’è posto per far circolare opere e soldi
senza eccessivi rischi, almeno per ora.
Basta gridare che Roma sta trovando una sua collocazione,
nella carta geografica della creatività contemporanea,
quando l’ubicazione è quasi esclusivamente
nell’ambito mercantile.
Purtroppo i galleristi e i curatori, come i critici e i
giornalisti, hanno perso il “temperamento” degli
anni Settanta e Ottanta, la voglia di cercare, il coraggio
di proporre, l’impegno a valorizzare.
Le nuove gallerie quasi mai propongono qualcosa di nuovo,
preferendo i grandi nomi e chi ha già un posto nel
mercato. Quando, le nuove gallerie, porranno una particolare
attenzione a quei validi artisti italiani che lavorano con
discrezione, senza per altro escludere un confronto con
il panorama internazionale?
Trovare nomi inediti nell’ambito romano non è
difficile, ma è necessario attivare due buone gambe
e la disponibilità all’ascolto.
Quanto agli spazi pubblici, quelli più consoni a
percorrere nuove strade, questi hanno maggior timore delle
gallerie private a proporre nuovi nomi.
Le cronache romane dei diversi quotidiani sono estremamente
attente ad Antonello da Messina e Modigliani, ma perché
mancano di altrettanta attenzione verso iniziative meno
roboanti? Se a Roma si inaugura un’importante mostra,
bene, un trafiletto nelle pagine della cronaca è
quello che necessita per informare il lettore. Per le mostre
importanti, per i grandi nomi, ci sono, doverosamente, le
pagine del nazionale. La pagina locale deve rivolgere un
maggior impegno alla promozione di artisti poco noti o sconosciuti,
alle loro linee di ricerca, innovativa o tradizionale che
sia, per dare stimolo a questo comparto che è fatto
di mente e braccio.
Non basta un’esposizione, certo indispensabile punto
di partenza, ma è utile anche un “sistema”
di promozione per rendere fruibile l’opera d’arte.
Il curatore, come il critico e il giornalista, dovrebbero
rendere il lavoro dell’artista accessibile al pubblico.
Arricchire l’opera con testi criptici può servire,
forse, solo a vendere il prodotto ad un incompetente, ma
di certo non amplierà l’interesse verso l’arte
contemporanea. Questa deve uscire fuori dalla ristretta
cerchia degli addetti, e il ruolo degli intellettuali, in
questo complesso mondo, non può limitarsi al pensiero
“astratto”, ma deve assumere anche un ruolo
esplicativo ed una funzione orientativa, mettendo in guardia
dalle mistificazioni. L’arte non deve essere per una
ristretta schiera di persone ma per tutti. Tutti sono chiamati
a goderne, in una fruizione pubblica, dove incontrare i
grandi maestri, ed in una fruizione privata in cui, in base
alle esigenze ed alle finanze, ci sia posto per l’artigianato
artistico e l’opera grafica fino al dipinto dell’autore
più famoso.
Adesioni
|