GRANDI
FANTASMI IN GALLERIA
Camillo Ripaldi, napoletano, interviene su
celebri immagini pittoriche (Masaccio, Caravaggio, Sebastiano
del Piombo ed altri), monumenti ed icone celebri e celebrati,
con la disinvolta arguzia non del dissacratore post-dadaista
e nemmeno del ribelle per temperamento, ma semmai col gusto
e la felicità cromatica che dalla Pop-Art discende
attraverso le policromie di Wharol alle decodificazioni
digitali. Aggirandosi per le sale antiche dei Musei napoletani
col fervore e la curiosità del giovane artista, Ripaldi
ha inteso riscoprire la lancinante, quasi offensiva bellezza
dei grandi Maestri nell’immobilizzare (ripresa televisiva
e fermo-immagine) gesti ed espressioni, ed esaltandoli poi
con lancinanti filtri cromatici, graffiando così
la patina sedimentata di "rispettabilità"
che ingrigiva i capolavori, sollevando questi giganti ormai
ammutoliti dalla consuetudine critica allo stravolgimento
e al delirio che con gioia e ingenuità ridà
voce a chi erroneamente siede nelle nicchie acquisite della
"Classicità". Ma il capolavoro non è
mai definitivamente acquisito, né tanto meno archiviato.
I Grandi Fantasmi sono sempre suscettibili di nuove "apparizioni",
a occhi nuovi e diversi essi raccontano nuove e diverse
storie. La qualità percettiva e critica dell'artista
è sempre fondamentale, e smesse le soffocanti cornici
che esaltano e definiscono l'Opera una volta per tutte,
si rimette in gioco l'apparenza solenne per una rilettura,
tragica o giocosa che sia, che è umore e sangue nuovo
di rinnovata identità.
Luigi M. Bruno
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