IL
PINTURICCHIO DEI BORGIA
“Appartamento Borgia”, due parole
dal suono vagamente sinistro. Ricordano una famiglia che
ha messo a soqquadro l’Italia per un decennio, alla
fine del ‘400, Papa Alessandro VI simoniaco, lussurioso
e fanaticamente devoto, un figlio, Cesare, teso a costituirsi
una signoria senza badare ai mezzi, una figlia, Lucrezia,
pedina innocente, accusata dei vizi più turpi ed
avvelenatrice, il tutto con un contorno di losche figure
su uno sfondo di pugnali e veleni. E chissà quali
fatti saranno avvenuti nelle sontuose sale costituenti l’Appartamento
Borgia che nessun papa dopo Alessandro volle più
abitare e che ora ospitano una poco congrua Collezione di
Arte Religiosa Moderna inaugurata nel 1973 da Paolo VI.
L’Appartamento fu fatto ristrutturare da Papa Alessandro
VI utilizzando anche locali preesistenti e occupa il primo
piano del Palazzo Pontificio costruito tra il ‘200
e il ‘400, parte degli ambienti erano già stati
decorati sotto Papa Nicolò V e a loro Alessandro
VI fece aggiungere la Torre Borgia per una migliore difesa
del Palazzo; le sale si affacciano sui cortili Borgia e
del Pappagallo con ingresso dalla Sala delle Sibille dove
secondo la tradizione Cesare Borgia avrebbe fatto assassinare
il cognato Alfonso d’Aragona. Seguono le sale del
Credo, delle Arti Liberali, dei Santi, dei Misteri, dei
Pontefici, il cubiculum del Papa, la Sala dei Parati ed
altri locali minori.
L’Appartamento è stato affrescato da un illustre
artista, Bernardino di Betto, più noto come il Pinturicchio,
validamente aiutato da numerosi collaboratori tra cui il
Bonfigli, Pietro d’Andrea, Antonio da Viterbo detto
il Pastura. Pinturicchio fu un valente artista rinascimentale,
nato a Perugia intorno al 1450, operò in Umbria,
a Firenze, a Roma, e qui lavorò anche nella Cappella
Sistina, e a Siena dove morì nel 1513. La grande
qualità della sua arte si riflette nelle lunette
dove le brillanti cromie, la delicatezza del disegno, l’uso
abbondante dell’oro danno agli affreschi un tono di
fiaba.
Le varie sale ricevono il loro nome dai dipinti che seguono
precisi programmi iconografici che hanno per soggetto Sibille
e Profeti, Arti Liberali e Santi, Misteri della Fede e Pontefici.
Attrae particolarmente il visitatore una lunetta della Sala
dei Santi dove è illustrata la “Disputa di
Santa Caterina d’Alessandria” con un nutrito
gruppo di personaggi sullo sfondo di un grande arco romano;
fra loro critici e storici hanno creduto di riconoscere
esponenti della famiglia e della corte Borgia tra cui Lucrezia,
Cesare, lo stesso Pinturicchio, e il principe turco Djem,
fratello del Sultano, in esilio a Roma. Il Pontefice è
invece ritratto, inginocchiato e avvolto in un sontuoso
piviale dorato, nella lunetta della “Resurrezione”
nella Sala dei Misteri. Questa con altre due faceva parte
dell’appartamento privato pontificio ed è stata
oggetto di un accurato restauro, durato quattro anni, che
oltre il ripristino della decorazione ha permesso l’acquisizione
di importanti novità scientifiche; si è accertato
che quello che ha prima vista poteva sembrare affresco è
in realtà una pittura a tempera con i colori mescolati
ad uovo, collanti animali, gesso, biacca, stesi sul precedente
intonaco già affrescato qualche decennio prima.
Il restauro è stato quindi lungo e complesso, preceduto
da accurati studi ed analisi, dato che la decorazione a
tempera è abbastanza delicata e si era deteriorata
nei secoli, d’altra parte numerosi restauri effettuati
avevano addirittura peggiorato la situazione. L’intervento
è stato esteso alle pareti dove resti dell’antica
decorazione convivevano con integrazioni ottocentesche in
stile il tutto coperto da un parato per l’allestimento
del Museo di Arte Religiosa Moderna; sono riemerse finte
nicchie dipinte nelle pareti con inseriti oggetti liturgici
anch’essi a tempera ed è stato ripristinato
un grande camino nella stessa posizione dove era quello
rinascimentale. Si è trattato di una complessa e
meritoria opera che ha permesso la riscoperta di tecniche
e il ropristino di uno dei più celebri cicli di affreschi
rinascimentali con l’augurio che pian piano il restauro
possa interessa re l’intero Appartamento Borgia di
tanto fosca memoria.
Roberto Filippi
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