TRA
SURREALISMO E PSICANALISI
Può un semplice gesto, banalissimo,
quello di tagliarsi i baffi, portare alla crisi di identità
e alla follia? Questo è l’interrogativo di
fronte a cui ci inchioda “L’amore sospetto”,
titolo originale “La moustache” che risulta
molto più efficace e calzante. Il regista –
scrittore francese Emmanuel Carrére, prendendo spunto
dal suo stesso libro scritto vent’anni prima, ha confezionato
questo film insolito e spiazzante per certi versi inquietante,
senza dubbio complesso per la sua incomunicabilità.
La sua è un’indagine esplorativa negli abissi
della mente. Che cosa è successo a Marc, il protagonista
di questa storia che sembra avere connotati kafkiani? Sa
chi è o ha perso la sua identità? Marc ha
una sua verità: ha tagliato i baffi che portava da
lungo tempo per fare una sorpresa alla moglie e agli amici,
ma nessuno si ricorda che li aveva. Lui è sconcertato
e comincia a mettersi in discussione. Marc è così
come appare o specchia una situazione che sfugge a ogni
comprensione? La sua lucida follia è reale, grottesca
o è immaginaria? Ci si chiede: è Marc, un
po’ pirandelliano un po’ sveviano, il personaggio
dell’assurdo o sono gli altri, la moglie Agnes, ambigua
e dislessica, l’amico Serge, ex di sua moglie, a tenere
le fila della situazione paradossale in cui lui è
precipitato come in un buco nero? Certo è che il
film, francesissimo nel senso intellettuale del termine,
è un rompicapo, una sfida irrisolta con la logica,
surreale e strano assai. Allo spettatore non resta che prenderlo
così com’è, per quello che è
cioè irrisolto: un labirinto mentale senza via di
uscita (ma c’è una vera via d’entrata?),
un groviglio di supposizioni in cui si è completamente
perso il bandolo della matassa, una bussola impazzita che
va all’avventura, un puzzle con i tasselli completamente
fuori posto, un rebus senza soluzione di sorta. In un certo
qual modo nel libro, più che nel film, Carrére
tratteggia i profili dei personaggi dando un taglio più
psicanalitico ed evidenziando un certo spessore letterario
nell’inquietudine di Marc; ne scaturisce per il lettore
un’interpretazione dell’ “essere”
meno celebrale, meno assurda. Il film lascia annichiliti,
un senso di vuoto e di disagio, quasi di fastidio, per una
mente pensante. L’attore Vincent Lindon è molto
bravo con la sua faccia francese normalissima eppure enigmatica,
un po’ stralunata; perfetta Emmanuelle Devos nel ruolo
di Agnes. Altra protagonista è l’acqua che,
come è noto, simboleggia l’inconscio. Rimanda
a Hitchcock la scena in cui Marc, rannicchiato nel letto
in una posizione fetale, precipita in un’aspirale
vertiginosa: la sua testa, frastornata da una girandola
di supposizioni, è simile alla centrifuga della lavatrice.
È una bella sequenza, ma quando usciamo dal cinema
ci viene istintivo di mettere ordine ai nostri pensieri.
Ester Carbone
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Titolo
originale: La Moustache
Nazione: Francia
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 86'
Regia: Emmanuel Carrère
Cast: Vincent Lindon, Emmanuelle
Devos, Mathieu Amalric, Hippolyte Girardot, Cylia Malki,
Macha Polikarpova, Fantine Camus, Frédéric
Imberty, Brigitte Bémol, Denis Menochet, Franck Richard,
Elizabeth Marre, Teresa Li
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