VOLVER
Un omaggio alle donne, alla loro forza, al loro innato spirito di sopravvivenza.
È il mondo femminile quello che Almodovar non fa che ammirare ed onorare, descrivendolo con lucidità ed attenzione. Ama tutte le donne: le più forti, le più fragili, le belle, le brutte, le giovani, le meno giovani.... le definisce nei loro ruoli e le fa vincere, le salva sempre.
Volver, l'ultimo film del regista spagnolo, è tutto questo: un amore appassionato per il mondo femminile dove le protagoniste riescono a resistere a qualsiasi avventura, a qualsiasi tormento, a qualunque violenza, per amore dei loro figli o per amore di loro stesse non so...ma sopravvivono, sopravvivono sempre, addirittura ad un incesto e ad una figlia-sorella da amare e proteggere più di ogni altra cosa al mondo, a costo di uccidere.
È fantastica la maniera con cui Almodovar riesce, prendendo spunto da ricordi personali, a raccontare temi universali, come il rapporto delle donne con gli uomini, tristemente costellato da incesti, abusi e tradimenti.
Non è facile trovare nel panorama cinematografico un autore come Pedro Almodovar, così dedito e fedele al mondo in rosa, anche se per lui il colore più appropriato è il rosso fuoco, bollente, passionale, con l’aiuto del quale crea le atmosfere che circondano le sue attrici, tutte protagoniste, tutte importanti.
Un film da non perdere!
Silvia Tucci
RAIMUNDA E LE ALTRE
Quando si occupa delle donne Almodovar dà
il meglio di sé e Volver ne è la riprova,
film bellissimo che appassiona e commuove. Già in
Tutto su mia madre avevamo ammirato questa sua capacità
di scavare nella psicologia femminile, il suo talento nel
disegnare le varie sfaccettature per regalarci profili intensi
di donne. L’universo femminile fotografato fin nei
più piccoli dettagli, la consapevolezza di saperci
entrare con tutta la sensibilità e partecipazione,
questo suo illuminare le pieghe più nascoste di tale
universo rende Almodovar degno di essere uno dei più
grandi registi del cinema al femminile. Volver è
un trionfo di equilibrio e di stile, è un film in
cui c’è tutto: commedia, melodramma, dramma,
suspance e lo spettatore ne è conquistato. Due ore
di assoluto coinvolgimento. C’è Raimunda (Penelope
Cruz) una ragazza madre con una figlia adolescente e con
un segreto che ha radici lontane: il suo compagno paga con
la vita un tentativo di violenza sessuale proibita e Raimunda
se ne assume le conseguenze; intanto per sbarcare il lunario
si inventa ristoratrice. C’è Sole, sua sorella,
che vive da sola dopo essere stata abbandonata dal marito
e fa la parrucchiera in casa. C’è Irene, la
madre di Raimunda e Sole, morta in un incendio anni prima,
che ricompare come un fantasma per chiarire alcune questioni
lasciate in sospeso. C’è Agostina, un’amica
di Raimunda angustiata da una domanda senza risposta: che
fine ha fatto sua madre scomparsa nella notte in cui morì
Irene? C’è Paula, la vecchia zia di Raimunda
che, nonostante sia un po’ fuori di testa, abita in
una casa curatissima e accogliente. E c’è infine
Paula jr, la figlia adolescente di Raimunda cresciuta in
fretta per un disegno del destino. E poi c’è
la Spagna con il suo vento caldo e i suoi colori accesi,
mediterranei, sfavillanti e tenui, violenti e spenti, forti
e malinconici come i colori della vita. C’è
tutta la vita con i suoi chiaroscuri in Volver: la vita
con le sue solarità e le sue crudezze, il normale
quotidiano, i riti, le tradizioni, le superstizioni, i pettegolezzi,
la cucina allegra e colorata, i drammi, la teatralità.
È proprio vero, la vita è un palcoscenico
dove si gioca a fare sul serio. E non basta… Volver
non è solo un affresco sulla vita, ma anche una profonda
riflessione sulla morte, il suo senso, il suo mistero. Le
donne di Almodovar sono complici e solidali anche nella
morte. La capacità del regista di penetrare nel loro
io e di portare alla luce segreti, emozioni, sogni e malinconie,
tutto il non detto e il non mostrato è davvero magistrale.
Volver è un inno alla forza delle donne, al loro
grande cuore dove alberga tutto l’amore e il dolore
del mondo, dove sono sepolti i segreti inconfessabili, le
ferite mai rimarginate, il pianto represso, il riso e la
tristezza, la nostalgia e l’amarezza. C’è
una scena del film in cui Raimunda canta con emozione e
trasporto una canzone insegnatale dalla madre: “Volver”
appunto, “Tornare”, tornare con la memoria.
È il suo canto liberatorio, il grido della sua anima,
è la chiave che apre il suo giardino segreto e ci
permette di entrare nella sua vita passata, di guardare
nelle sue ferite. Raimunda (Penelope Cruz) con la sua forza,
la sua passione, la sua intensità, il suo viscerale
amore materno ci ricorda un’altra grande donna dello
schermo, “La Ciociara”(Sofia Loren) nell’omonimo
film di De Sica. Come lei è indomita, è determinata,
è prorompente nelle sue forme fisiche, è drammaticamente
vera. Ma anche tutte le altre donne di Volver sono all’altezza,
tutte brave, tutte perfettamente “a posto” nei
loro ruoli; strepitosa Carmen Maura, altra musa di Almodovar.
L’esploratore a tutto tondo dell’animo femminile,
il fine conoscitore e narratore delle donne, perfino nei
titoli di coda ha voluto offrire un ulteriore omaggio: fiori
stilizzati per fiori forti e fragili, le donne appunto.
Grazie di esistere, Almodovar!
Ester Carbone |