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“I COLORI DELLA GIOVENTÙ”: UN INSULTO ALL’ARTE

Giovedì 18 maggio è andato in onda in prima serata su Raiuno “I colori della Gioventù (i futuristi)”, una fiction incentrata sulla figura del pittore e scultore Umberto Boccioni, maggior rappresentante in campo artistico del Futurismo, movimento d’avanguardia fondato nel 1909 dall’ingegno di Filippo Tommaso Marinetti.
Molte erano le aspettative da parte degli amanti della cultura e dell’arte nei confronti di un film che aveva avuto l’ardire di occuparsi di un argomento così importante, vasto e complesso come il Futurismo, spesso sottovalutato e considerato erroneamente solo nelle sue accezioni negative, quali l’esaltazione della guerra e l’adesione al Fascismo. Aleggiava la speranza di un film che finalmente facesse giustizia al Futurismo analizzandolo per quello che è stato veramente: il movimento d’avanguardia italiano, sì provocatore e guerrafondaio, ma soprattutto fondamentale base per le avanguardie storiche europee successive. Del resto tutte le avanguardie post futuriste hanno risentito in qualche modo dell’influenza del Futurismo e delle proposte portate avanti nei manifesti dagli artisti appartenenti al movimento: in primis l’emancipazione dalla realtà oggettiva per dare sfogo all’immaginazione, alle libere associazioni di idee e all’esaltazione del movimento.
Purtroppo “I colori della gioventù” si è invece rivelato una totale delusione.

Un film che ha scomodato le grandi figure di Boccioni e di Marinetti per raccontare un’insipida storiella d’amore di sapore melodrammatico tra l’artista e Lorenza, un personaggio di fantasia inventato dagli sceneggiatori. Superficialità e supponenza sono le prime evidenti pecche di questa fiction senza anima e senza cervello. Non si può liquidare in maniera superficiale e quindi offensiva e indignitosa la figura ricca e complessa di un grandissimo artista come Umberto Boccioni. Tracciando un profilo così basso, nel senso letterale del termine, e discutibile ne viene fuori un prodotto scadente e senza senso. In questa fiction non c’è niente, non è nemmeno un feuilleton, è soltanto una sbiadita messa in scena di un amorazzo senza capo né coda. E se si è inteso partendo da un segmento della vita di Boccioni, incastonando la sua storiella da quattro soldi in un contesto più ampio per parlare del Futurismo, la fiction è totalmente fallimentare. Anche le altre figure di contorno, Balla, Severini e Carrà, sembrano dei manichini completamente in ombra; per non parlare poi di Filippo Tommaso Marinetti. Marinetti ne viene fuori come una “macchietta” scollegata e senz’anima, un povero ridicolo esaltato dalle idee allucinate e scellerate. Si dimentica l’importanza storica di questo grande uomo, fondatore di un movimento così innovatore e moderno quale il Futurismo che tanta parte ha avuto sugli eventi e l’arte a seguire. È sicuramente una figura che andrebbe rivista e approfondita anche nella sua umanità e quotidianità.

Ma vediamo cosa ne pensa Luce Marinetti, sua figlia.

1. Signora Marinetti, cosa l’ha infastidita particolarmente di questa fiction?
Tutto. La fiction sembra tratta da un libro di Liala: romanzetto antico con la pretesa di rappresentare un grande movimento culturale e i suoi protagonisti in maniera offensiva.

2. Si è sentita offesa dalla descrizione impietosa che è stata fatta di suo padre, Filippo Tommaso Marinetti?
Non sono offesa… ma disgustata per come si sono permessi di trattare i futuristi ed il Genio di un poeta,orgoglio della cultura italiana. Marinetti, mio padre, non si identifica né fisicamente né gestualmente con il personaggio del film. Era un uomo di grande spiritualità.

3. Che consiglio si sente di dare a coloro che in futuro vorranno cimentarsi nella realizzazione di un film che affronti periodi storici complessi e movimenti culturali importanti come il Futurismo?
Il mio consiglio? Un regista intelligente e colto deve saper raccogliere l’importanza di un grande e innovatore movimento italiano che ha coinvolto il mondo e la grande cultura internazionale con azioni, scritti, manifesti, creatività.

Ester Carbone

http://www.raifiction.rai.it/raifiction2006fiction/0,,1547,00.html

Regia Gianluigi Calderone
Sceneggiatura Giordano Bruno Guerri, Roberto Jannone, Patrizia Pistagnesi
Direttore della fotografia Carlo Tafani
Produttore Massimo Martino, Gabriella Buontempo
Montaggio Antonio Siciliano
Costumi Luigi Bonanno
Scenografia Maria Luigi Battani, Carlo De Marino
Truccatore Gino Zamprioli
Parrucchiere Gianna Viola
Produttore RAI Fabrizio Zappi

Interpreti:
Umberto Boccioni - Andrea Di Stefano
Lorenza Petrai - Christiane Filangieri
Filippo Tommaso Marinetti - Emilio Bonucci
Augusta Berdnikoff - Valentina Sperlì
Gino Severini - Rinaldo Rocco
Carlo Carrà - Alessandro Bertolucci
Giacomo Balla - Alfredo Pea
Remo Mannoni - Gianfelice Facchetti
Luigi Russolo - Pierpaolo Lovino
Antonio Sant'Elia - Guido Eraldo Maria Caprino


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