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colorado kid

Stephen King al domani dell’ultimo episodio della serie “La torre nera” si era lasciato andare ad un “basta scrivere”, nel più classico impeto da blocco dello scrittore.
A farlo ricredere è stata la “Hard Case Crime”, una giovanissima casa editrice che ha saputo rilanciare il genere “pulp fction” dalla scelta di pubblicare solo romanzi tascabili alla grafica delle copertine in stile anni ’50, come quella di Colorado Kid, appunto, firmata da Glen Orbik.
E’ immaginabile quindi che la comparsa di questo romanzo abbia rincuorato schiere di lettori, ma allo stesso tempo ne abbia delusi parecchi. La nuova fatica del “re del brivido” si discosta infatti dallo stile che lo ha reso celebre, raccogliendo l’invito della Hard Case Crime, e la critica internazionale ha salutato il libro come l’esordio “mistery” di King. Non ci sentiamo di condividere questo giudizio, piuttosto ci affidiamo allo stesso autore che nella postilla scrive “Non sono tanto interessato alla soluzione quanto al mistero in sé”. Non aspettatevi alcun catartico finale in Colorado Kid, né presenze paranormali o inumane rese dei conti, ma piuttosto immergetevi nell’atmosfera di triste quotidianità americana che King ha sempre avuto il dono di saper ritrarre.
La scena è ambientata, come sempre, nell’amato/odiato Maine, lo Stato meno hollywoodiano d’oltreoceano, per la precisione sulla quieta isoletta di Moose. Qui la giovane Stephanie MvCann, fresca di scuola di giornalismo, svolge uno stage a base di resoconti locali, dal picnic parrocchiale alla misteriosa sparizione di qualche felino domestico. A interrompere la monotonia della redazione del “Weekly Islander” pensano il novantenne Vince Teague e il sessantacinquenne Dave Bowie, navigati reporter nonché proprietari ed unica forza lavoro del settimanale. In un pomeriggio di confidenze i due narrano a Stephanie il mistero locale: la morte di un uomo trovato cadavere sulla spiaggia con in tasca una monetina russa e un pacchetto di sigarette con il timbro del Colorado, senza essere stato mai un fumatore. La sua morte era stata schedata dalla polizia come un semplice caso di decesso accidentale: ma ai due reporter le circostanze della misteriosa morte di Colorado Kid non erano mai sembrate così scontate. Così "vent'anni dopo", per dirla alla Dumas, la giovane Stephanie riprende le redini dell'inchiesta in cerca della verità.

Il lettore medio del romanzo giallo probabilmente non apprezzerà Colorado Kid, ammettiamolo manca clamorosamente una riunione finale alla Poirot o un "elementare Watson!", ma noi ci siamo divertiti parecchio. Con buona pace del mito sherlockiano, allegramente sberleffato nella "colta" citazione del fantomatico manoscritto scoperto negli anni '50 ad opera di tal dottor Bell, fonte delle avventure immaginate da sir Conan Doyle, il cui motto era «Quando hai eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, dev'essere la verità». E come dargli torto?

Claudia Patruno

colorado kid

Titolo: Colorado Kid
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer

L'AUTore

Stephen King è nato a Scarborough (Maine) nel 1946. Il padre, militare nella Marina Mercantile, abbandona la famiglia inspiegabilmente, costringendoli ad anni di difficoltà economiche. Grazie all'incoraggiamento della madre il piccolo Stephen si dedica alla lettura e già a sette anni crive il suo primo racconto.Si laurea in Letteratura Inglese all'Università del Maine, dove conosce la poetessa Tabitha Jane Spruce, sua futura moglie. Nel 1967 viene pubblicato il suo racconto "The Glass Floor", che gli frutta "ben" 35 dollari. Il successo non arriva e King si adatta a lavori umilissimi, nel 1971 inizia ad insegnare inglese alla Hampden Academy, ma è ormai in preda ad una depressione che lo porta all'alcol. Nel 1973 prende il coraggio a due mani e sottopone alla casa editrice Doubleday un suo romanzo, "Carrie". Da allora è un susseguirsi di successi, molti dei quali vengono trasposti in film. Nel 1997 rischia di morire travolto da un camion durante un passeggiata, si riprende e tira la fila della sua vita nel saggio "On writing: autobiografia di un mestiere".


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