La
galleria d’arte “il Polittico”, da sempre
impegnata in una linea espositiva in favore di un figurativismo
con risvolti e valenze ora surreali, ora mistiche, ora riecheggianti
un realismo magico alla Antonio Donghi si impegna in una
collettiva che risponde appieno a queste finalità,
e lo fa con i suoi migliori artisti, italiani e non, che
proseguono nella ricerca figurativa che dissi, oltretutto
con una solidità e qualità tecnica notevoli.
In ogni caso, in un Oceano di esposizioni pseudoavanguardiste,
concettuali e di un post—post Dadaismo “ludico”,
è meritoria comunque la linea del “Polittico”
che senza pretestuose rivoluzioni estetiche e senza scandalismi
che non scandalizzano più nessuno, prosegue coerente
nell’approfondimento di una realtà più
che mai irreale, e che guarda all’oggi e al domani
col distacco e la pensosità di un’arte meditata
e decantata.
La collettiva è più che
mai adeguata alla galleria perché consta di piccoli
“polittici” in legno, tutti d’identica
misura, che mostrano due facce come due sequenze di un racconto,
nell’aprirsi e nel chiudersi delle tavolette.
Fra gli altri, sono da segnalare Jesùs
Lazkano in “Tempo di malinconia” nella contemplazione
assorta d’un giardino deserto, ora assolato, ora nebbioso;
Luca Morelli nel suo “Attraverso te”, di chiara
ascendenza magrittiana; Dino Valls che continua nella sua
chiara ricerca di valori simbolico/surreali (“Mysterium
Coniunctionis”) coniugati ad una qualità figurativa
che ricorda la migliore scuola fiamminga nella sua cruda
e limpida analisi.
Impossibile qui citarli tutti, ma è
notevole per ariosità e qualità prospettica
“Attraverso Roma” di Anna Keen, laddove il trittico
si apre su uno scorcio di villa Borghese e del “Muro
torto” che fa pensare ai grandi vedutisti del passato,
e quasi sorprende, in lontananza, lo scorrere delle automobili,
intruse in uno spazio atemporale.
Luigi M. Bruno |
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