MEDITERRANEA
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DUEMILA
ANNI BEN PORTATI
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Il
14 gennaio 1506 una voce si diffuse per Roma, era stata rinvenuta
nella zona delle Sette Sale, sull’Esquilino, una statua
bellissima; il suo scopritore, Felice de Fredis, ne ebbe fama
eterna e sulla sua tomba, ancora esistente nella chiesa di
Santa Maria in Aracoeli, è indicato ai posteri come
colui che ritrovò il Laocoonte. Si trattava di un gruppo
scultoreo conosciuto attraverso gli scritti di Plinio il Vecchio
che lo aveva citato come opera degli scultori di Rodi Hagesandros,
Athanadoros e Polydoros e lo aveva situato nel palazzo di
Tito poi divenuto imperatore. Nulla si sa della storia del
gruppo fino al suo fortuito rinvenimento. La statua raffigura
un episodio dell’Eneide relativo a Laocoonte, sacerdote
troiano che aveva sconsigliato i suoi concittadini dall’accogliere
in Troia il grande cavallo di legno lasciato dai Greci; Atena
protettrice di questi ultimi scatenò contro lui ed
i suoi figli giovinetti due giganteschi serpenti che li uccisero.
Il gruppo statuario è in ottime condizioni tranne un
braccio del Laocoonte che fu restaurato dal Montorsoli, scultore
rinascimentale, poco dopo che la statua fu acquistata da Papa
Giulio II il 23 marzo 1506 e destinata a costituire il primo
nucleo delle raccolte vaticane. All’inizio de ‘900
fu incredibilmente rinvenuto un pezzo di braccio che si rivelò
appartenente alla statua e rimontato; il ricordo del restauro
cinquecentesco fu affidato ad un calco in gesso. L’opera
è tipica della scultura rodia del I secolo d.C., anche
se c’è chi la giudica ellenistica, ed ha caratteristiche
che, modernamente, potremmo definire “barocche”,
è infatti ricca di patos, movimento e possente anatomia.
Dal momento del rinvenimento il gruppo ebbe straordinaria
fortuna nei secoli e fu copiato, ed ispirò, molti artisti
ed è ancora tanto famoso da essere preso ad oggetto
dell’ultimo evento organizzato per celebrare il mezzo
millennio di vita dei Musei Vaticani. |
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La mostra “Alle
origini dei Musei Vaticani” si articola in quattro sezioni
che esaminano la storia e la fortuna del Laocoonte nei secoli.
La prima “Laocoonte e i Laocoonti” espone oltre
l’originale ed il calco, anche esempi di rappresentazione
in epoca romana quali un affresco staccato pompeiano, un contorniato
del tardo impero ed una miniatura su un codice di V secolo,
seguono disegni, dipinti, incisioni, stampe, libri, bronzi,
busti, uno dei quali del Bernini, aventi per oggetto la nostra
statua. La seconda sezione “la Scoperta” ripercorre
il momento magico del ritrovamento ed espone il calco della
lastra tombale del de Fredis nonché una riproduzione
della firma dei tre scultori rodii rinvenuta sulla scultura
del gruppo di Scilla, della stessa epoca, ritrovato nella
villa di Tiberio a Sperlonga. La terza sezione “la Fortuna”
raccoglie un gran numero di opere di artisti di varie epoche
e nazionalità aventi per oggetto o ispirazione il Laocoonte;
ci sono lavori , per lo più disegni, di Sangallo, Federico
Zuccari , Rubens, Raffaello ,Bernini, Maratti ed una copia
bronzea a grandezza naturale commissionata da Francesco I
di Francia al Primaticcio ed ora a Fontainbleau L’ultima
“Laocoonte per sempre” è una curiosa appendice
che contiene una decina di opere di artisti moderni ispirati,
sia pure alla lontana, alla vicenda del sacerdote troiano
assurto a simbolo di coloro che si battono, fino alla morte,
contro un destino ingiusto. E’ sicuramente una interessante
conclusione del ciclo di eventi che hanno celebrato i cinquecento
anni dell’istituzione museale vaticana. La mostra è
ad ingresso gratuito e vi si accede attraverso un percorso
che non coincide con quello dei normali visitatori dei musei. |
LAOCOONTE |
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Città del
Vaticano
Musei Vaticani
viale del Vaticano
LAOCOONTE
Alle origini dei Musei Vaticani
Orario:
dalle 8.45 alle 12.20
domenica e festività chiuso
Apertura al pubblico:
18 novembre 2006 - 28 febbraio 2007
Ingresso: gratuito
Informazioni:
Tel. 06/69883041 |
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realizzato
da
con il patrocinio di
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