I
CULTI MISTERICI
Affermare
che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”
non necessariamente è vincolato all’ambito scientifico,
ma anche a ciò che è considerata la sua antitesi quale
è la religione e nella mostra dedicata ai culti misterici
si possono trovare delle risposte. È nel guardare i diversi
reperti esposti e leggendo i testi esplicativi che emergono alcune
strane attinenze tra alcuni culti e il cristianesimo, una sorta
di evoluzione o modifica: Iside con in braccio suo figlio Horus,
un’iconografia simile a quella della Madonna, o la ritualità
mithraica con il cristianesimo. Forse un parallelismo temporale
non casuale se il culto d’Iside proveniva dall’Egitto
e Mithra dal Medio Oriente.
La mostra offre un excursus sulle ritualità
estranee ai culti ufficiali della Grecia e dell’Italia antica,
con delle azzardate ipotesi sulle risonanze della cultura misterica
nella contemporaneità, secondo una chiave di lettura proposta
dall’antropologo Vincenzo Padiglione.
Oltre settanta opere, tra cui grandi statue e busti, altari e affreschi,
vasi e rilievi, per narrare i riti orfici e dionisiaci, i misteri
eleusini, le pratiche oracolari ed altri ancora, tutti fortemente
caratterizzati dall’elementi “iniziatici” che
vincolavano al segreto i partecipanti. Nonostante le diversità
nei luoghi (santuari o mura domestiche) o nella ritualità,
i culti sono l’evidente manifestazione del continuo bisogno
del singolo individuo di ricercare il significato dell’esistenza
e della salvezza, nella comunità.
Il percorso espositivo può trovare una continuazione visitando
alcuni luoghi di Roma, come i mitreo nei sotterranei della chiesa
di San Clemente o del Circo Massimo, del santuario Siriano sulle
pendici del Gianicolo o i frammenti di Iside tra piazza del Collegio
Romano e piazza San Marco.
Riti e culti di provenienza prevalentemente orientale,
diffusi in tutto il mondo romano, e che a Roma trovava seguaci nei
diversi ceti sociali.
Gianleonardo Latini
|