IL DIAVOLO TENTATORE
Andrea Camilleri
e
IL DIAVOLO INNAMORATO
Jacques Cazotte

con una nota introduttiva dell’editore
e una postfazione di Gaia Panfili al racconto di Cazotte

Roma, Donzelli editore, 2005
pp. 144, cm. ISBN
Prezzo: euro 14,50

Andrea Camilleri è il più popolare scrittore italiano vivente. L’ultimo suo libro, dedicato al commissario Montalbano, è La luna di carta (2005).

Jacques Cazotte nato a Digione nel 1719, fu sempre fedele alla monarchia, e perì ghigliottinato a Parigi nel 1792. Ha scritto racconti fantastici esemplati sulla novellistica araba: Zampa di gatto (1741), Mille e una sciocchezza o racconti per dormire (1742) Continuazione delle «Mille e una notte» (1788-89).

 

IL DIAVOLO TENTATORE E IL DIAVOLO INNAMORATO

In breve:
Quale sulfurea diavoleria poteva mettere insieme Andrea Camilleri e Jacques Cazotte? Come far reagire un grande scrittore d’oggi con uno dei più sublimi iniziatori della letteratura fantastica?
Si sarebbe lasciato “tentare”, Camilleri? Avrebbe accettato di scrivere una Introduzione al Diavolo innamorato? E quanto avrebbe pesato l’amore portato a quel testo da Montalbano? Quanto la simpatia, più volte confessata da parte del Commissario, nei confronti dei diavoli?
L’editore lo sentiva: bisognava tentare.
Camilleri lo guardò per due lunghi secondi; strinse gli occhi in una fessura ancor più sottile del solito, e disse: “Una introduzione no. Magari un racconto…”
dalla nota dell’editore

Andrea Camilleri, Il diavolo che tentò se stesso
“Chiamatemi Bacab. Sono quel lucifero che si venne a trovare nella mala vintura d’essere diventato, come dice il vostro poeta, “spiacente a Dio e alli nemici sui”. Essendo che sono un diavolo, il fatto di spiaciri a Dio per mia è sempre stato un titolo di merito, il problema è nato quando sono stato considerato una specie di traditore all’occhi dei mè capi, una cosa fitusa da trattare come ‘na pezza da piedi. Ma per fare capire a tutti come andò la faccenda, sono necessitato di spiegare all’ òmini ‘na poco di cose che riguardano l’organizzazione della diavolanza…”

Bacab è un povero diavolo d’aria, di quella specie che ha per compito specifico di indurre uomini e donne in tentazione carnale, infilandosi in quella parte del corpo umano, mascolino o femminino, che è il “loco del piaciri”, in modo da riuscire – “strica oggi, strica dumani” - a innescare amori “pazzi ed esecrabili”.
Per distinguersi dalla diabolica manovalanza, Bacab accetta un compito impervio: indurre in tentazione niente meno che la pronipote della monaca di Monza… Ma quando, dopo aver “assistito” la procreazione con le dovute diavolerie, ottiene il suo scopo, il nostro diavolaccio viene convocato dal capo, l’arcidiavolo Dalemaz, il quale - coda e baffetti d’ordinanza – gli annuncia che l’ha combinata grossa, perché la “parte avversa” si è risentita assai, e ne è nato un grosso caso politico. Urge aprire una trattativa con “l’Arcangilo Gabriele”…

Jacques Cazotte, Il diavolo innamorato
“Ingrato, poggia la mano sul cuore che ti adora. Lascia scorrere nelle tue vene un po’ di questa fiamma deliziosa di cui ardono le mie; addolcisci, se puoi, il tono della tua voce così adatta ad ispirare amore. Dimmi infine, se ti è possibile, con la stessa tenerezza che io provo per te: “Mio caro Belzebù, ti adoro..”

Nella Napoli galante e un po’ folle di fine Settecento, un giovane spagnolo, capitano delle guardie del re, accetta per scommessa di esibire il proprio coraggio sfidando il Diavolo. Evocato, il demonio si materializza sotto le spoglie seducenti di una bellissima giovane donna. Innamorata e tentatrice insieme, la donna-diavolo si lascia prendere dallo slancio naturale della passione, nella quale vuole a tutti i costi attrarre il soldatino. Ma ecco farsi avanti dalla terra di Spagna la cattolicissima madre del nostro capitano: toccherà a lei cercare di sottrarre il suo figliolo dalle braccia della diabolica, innamoratissima tentatrice che lo ha stregato.