IL
DIAVOLO TENTATORE E IL DIAVOLO INNAMORATO
In breve:
Quale sulfurea diavoleria poteva mettere insieme Andrea Camilleri
e Jacques Cazotte? Come far reagire un grande scrittore d’oggi
con uno dei più sublimi iniziatori della letteratura fantastica?
Si sarebbe lasciato “tentare”, Camilleri? Avrebbe accettato
di scrivere una Introduzione al Diavolo innamorato? E quanto avrebbe
pesato l’amore portato a quel testo da Montalbano? Quanto
la simpatia, più volte confessata da parte del Commissario,
nei confronti dei diavoli?
L’editore lo sentiva: bisognava tentare.
Camilleri lo guardò per due lunghi secondi; strinse gli occhi
in una fessura ancor più sottile del solito, e disse: “Una
introduzione no. Magari un racconto…”
dalla nota dell’editore
Andrea Camilleri, Il diavolo che tentò
se stesso
“Chiamatemi Bacab. Sono quel lucifero che si venne
a trovare nella mala vintura d’essere diventato, come dice
il vostro poeta, “spiacente a Dio e alli nemici sui”.
Essendo che sono un diavolo, il fatto di spiaciri a Dio per mia
è sempre stato un titolo di merito, il problema è
nato quando sono stato considerato una specie di traditore all’occhi
dei mè capi, una cosa fitusa da trattare come ‘na pezza
da piedi. Ma per fare capire a tutti come andò la faccenda,
sono necessitato di spiegare all’ òmini ‘na poco
di cose che riguardano l’organizzazione della diavolanza…”
Bacab è un povero diavolo d’aria, di quella
specie che ha per compito specifico di indurre uomini e donne in
tentazione carnale, infilandosi in quella parte del corpo umano,
mascolino o femminino, che è il “loco del piaciri”,
in modo da riuscire – “strica oggi, strica dumani”
- a innescare amori “pazzi ed esecrabili”.
Per distinguersi dalla diabolica manovalanza, Bacab accetta un compito
impervio: indurre in tentazione niente meno che la pronipote della
monaca di Monza… Ma quando, dopo aver “assistito”
la procreazione con le dovute diavolerie, ottiene il suo scopo,
il nostro diavolaccio viene convocato dal capo, l’arcidiavolo
Dalemaz, il quale - coda e baffetti d’ordinanza – gli
annuncia che l’ha combinata grossa, perché la “parte
avversa” si è risentita assai, e ne è nato un
grosso caso politico. Urge aprire una trattativa con “l’Arcangilo
Gabriele”…
Jacques Cazotte, Il diavolo innamorato
“Ingrato, poggia la mano sul cuore che ti adora.
Lascia scorrere nelle tue vene un po’ di questa fiamma deliziosa
di cui ardono le mie; addolcisci, se puoi, il tono della tua voce
così adatta ad ispirare amore. Dimmi infine, se ti è
possibile, con la stessa tenerezza che io provo per te: “Mio
caro Belzebù, ti adoro..”
Nella Napoli galante e un po’ folle di fine Settecento,
un giovane spagnolo, capitano delle guardie del re, accetta per
scommessa di esibire il proprio coraggio sfidando il Diavolo. Evocato,
il demonio si materializza sotto le spoglie seducenti di una bellissima
giovane donna. Innamorata e tentatrice insieme, la donna-diavolo
si lascia prendere dallo slancio naturale della passione, nella
quale vuole a tutti i costi attrarre il soldatino. Ma ecco farsi
avanti dalla terra di Spagna la cattolicissima madre del nostro
capitano: toccherà a lei cercare di sottrarre il suo figliolo
dalle braccia della diabolica, innamoratissima tentatrice che lo
ha stregato.
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