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INGIUSTIZIA RAZZIALE DI CINQUANTA ANNI FA.
Ry Cooder nel suo ultimo lavoro -Chavez
Ravine-, come in gran parte della sua discografia, fonde le
atmosfere blues con altre influenze. In questa occasione sono
le musicalità latinoamericane, dal Cojunto alla Chicano
music, con il R&B, cantando in inglese e spagnolo, dedicando
al quartiere chicanos della downtown di Los Angeles, che negli
anni cinquanta venne raso al suolo dai bulldozer per far posto
al nuovo stadio di baseball, e ai suoi abitanti ispanici lasciati
senza tetto, quindici brani sulla casa e il lavoro, sulla
coesione di una comunità e le proprie usanze frantumate.
La storia di Chavez Ravine, vittima della speculazione immobiliare
o dell’urbanizzazione forzata, trova un piccolo riconoscimento,
a cinquant’anni di distanza, anche con la piccola pubblicazione
allegata al Cd.
La fine di un quartiere come Chavez Ravine è un antico
gesto per un riordino urbanistico e un “decoro”
architettonico che nasconde una forma educata di pulizia razziale
o di opportuno sfaldamento dell’opposizione che trova
odierni esempi nelle azioni di vecchi e nuovi tiranni dell’Africa
e dell’Asia, come prima era successo nel continente
latino-americano o nell’Europa, per sconfiggere la povertà
negandone la realtà, come nel recente abbattimento
ordinato da Mugabe delle baraccopoli che circondano la città
di Harare nello Zimbabwe.
g.l.
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