LE
FORME CHE CONFONDONO LA NATURA
La mostra curata da Aldo Gerbino, rende il giusto merito
ad un maestro della figurazione italiana dei Novecento quale è
Ercole Pignatelli, Le opere esposte, per un totale di venti, sono
del tutto inedite e coprono un arco cronologico che va dal 1981
aI 2005.
L’artista. vanta una esperienza notevole che affonda le sue
origini negli anni Cinquanta del Novecento. Epoca alla quale corrisponde
il soggiorno a Milano dell’artista.. Una Milano d’epoca
dominata dalle esperienze del gruppo Corrente, dove Pignatelli ha
modo di maturare le sue esperienze accanto ad artisti d’i
tendenze disparate come Giuseppe Migneco, Lucio Fontana, Franz Kline,
Virgilio Guidi e Basilio Reale. Da queste frequentazioni e dallo
Stretto sodalizio artistico che ne consegue, l’artista mette
a punto un linguaggio figurativo decisamente originale. Pur rivisitando
con attenzione e critica filologica forme ed esperienze figurative
che coprono l’intero arco dell’arte novecentista: da
Picasso a Matisse, da Savinio alle atmosfere oniriche e metafisiche
de chirichiane, Pignatelli individua le linee guida archetipiche
della sua realtà pittorica. Nel suo universo, intessuto di
trarne esoteriche, dominano incontrastate la ricchezza espressiva
del colore, il forte senso orfico della luce, e soprattutto, la
figura umana La donna in particolare, che assurge a protagonista
di una religiosità naturalistica di sapore paganeggiante.
Le sue forme, le linee sinuose che trasfondono e confondono la natura
del creato, formano quella sostanza immanente di una corporeità
che si estende oltre i limiti della percezione umana, rendendola
evidente protagonista declamatoria, gravida di significati allegorici
alla stregua di una divinità ctonia. E’ lei la protagonista
sensuale e sacrale di una mistica letteratura dei fluire esistenziale
dell’umanità. E’ sempre Lei, divinità
promiscua, che muore e si rigenera nel grembo della madre terra,
quando in simbiosi con il paesaggio e gli oggetti del quotidiano,
forma una sintassi figurativa molto vicina alla catarsi sacrale
e letteraria dei miti di fondazione, la natura genera l’uomo
e l’uomo riplasma in chiave taumaturgica la natura, presentandola
nelle sue apparenze meno ovvie, secondo un atto di volontà
che rende l’artista creatore e prestigiatore illusorio di
un creato immanente e folgorante.
Roberto Cristini
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