«Ho disegnato, ma non ero capace
di colorare senza sbavare lungo i bordi.
Ho comprato una chitarra, ma avevo paura che le corde mi tagliassero
le dita.
Ho scritto e qualcosa dentro di me si è mosso. Ho scritto,
ho scritto, ho scritto tanto,
e poi sono diventata famosa.
E quella cosa che avevo liberato è ritornata indietro e mi
ha invasa.
Uccidendomi»
FRAMMENTI
DA UN'AUTOBIOGRAFIA "ALTERNATIVA"
E’ ora uscito il secondo libro di Melissa P.,
L’odore del tuo respiro. Intellettualismi a parte, ritengo
che leggere Melissa Panarello richieda di mettere in gioco due registri
di lettura differenti: uno di carattere psicologico e uno di tipo
più puramente letterario.
Le considerazioni sull’ultimo lavoro di Melissa (come per
il precedente) devono quindi procedere su un doppio binario.
Il primo ricalca aspetti psicologici e caratterologici:
questi hanno contribuito in buona parte a stimolare la curiosità
nei suoi confronti e in molti casi hanno indotto il lettore a identificarsi
nelle esperienze e nelle riflessioni narrate nel primo libro. Questa
volta, in misura maggiore rispetto al primo romanzo, emergono abbastanza
chiaramente tratti di personalità improntati su di una cronica
preoccupazione per un temuto o reale abbandono, richiami ad un’insicurezza
di fondo che porta il personaggio di Melissa ad affrontare la vita
con un gioco intento a difendere costantemente i propri margini.
Dando poi uno sguardo al collante principale che ha contribuito
a svolgere la trama di “100 colpi di spazzola prima di andare
a dormire”, la componente sessuale compulsiva, si nota che
ne “L’odore del tuo respiro” essa scompare, preferendo
dare spazio al lato depressivo dell’autrice, sfociante a tratti
nell’allucinatorio e nell’onirico.
Significativo inoltre il costante dialogo con la madre, il quale
svela un rapporto molto più stretto di quanto non si potesse
intuire dal precedente libro.
Utilizzando invece la seconda chiave di lettura, quella
più legata alla critica, ritengo che Melissa non ne esca
vincente.
Ci troviamo per le mani un’autobiografia “alternativa”,
come lei stessa l’ha definita: continua quindi a imporsi al
pubblico come una scrittrice fortemente autobiografica.
È opinione comune che ogni libro rechi un’impronta
autobiografica, e in parte è vero: tracce dell’autore
emergono in qualsiasi libro. Ma penso che la relazione biografia/letteratura
richieda delle distinzioni che, senza di esse, si arriverebbe troppo
facilmente a definire un’esperienza autobiografica narrata
come un prodotto letterario.
Ci sono autobiografie che hanno una valenza significativa anche
dal punto di vista narrativo, ma funzionano bene una volta sola.
Forse due.
È mia opinione che un autore dovrebbe improntare la propria
ricerca personale coll’obiettivo di poter scrivere libri capaci
di reggersi da soli, senza dare rilievo a tratti autobiografici
che interferiscano con il senso proprio del singolo romanzo. “L’odore
del tuo respiro” ha invece poco senso per chi non ha letto
il precedente libro e non sa nulla dell’autrice: in questo
modo la forma autobiografica diventa una trappola, producendo narrazioni
che rischiano di ripiegarsi su se stesse, anche se rappresentano
una biografia “alternativa”.
Il suo ultimo lavoro lo considererei più una tappa di passaggio
del percorso di Melissa, anche per il fatto che ho delle riserve
a considerarlo un vero romanzo: è piuttosto una raccolta
di frammenti nella quale, se proprio vogliamo dare un colpo al cerchio
e l'altro alla botte, possiamo anche trovarci qualcosa di rilevante
dal punto di vista letterario (diversamente da quello psicologico),
Ha una forma troppo debole, un libro composto per lo più
da potenziali brani di blog (i più attenti avranno notato
che alcuni frammenti del suo blog ci sono veramente).
Melissa ha avuto la fortuna di farsi conoscere con
il primo libro e con una buona dose di se stessa (assieme a molte
chiacchiere, spesse volte svilenti e di cattivo gusto, ma che l’hanno
resa ancora più celebre): questo potrà darle le credenziali
per un apprezzamento futuro, ma a patto di slegarsi dall’approccio
autobiografico, puntando su una forte dose di motivazione e determinazione
nel perseguire la propria maturazione e accettando di affrontare,
se necessario, anche “frustrazioni creative”.
Fabio Regis |