NEL
SEGNO DEL NOVECENTO
Due mostre lontane, ma legate
Due mostre significative vanno ad inaugurare
la stagione primaverile nel segno della cultura pittorica del primo
Novecento. La prima vede protagonista il pittore simbolista Gaetano
Previati, “Vent’anni in Liguria (1901-1920)”,
(chiude i battenti il 12 giugno), maestro indiscusso del divisionismo
italiano. Ed è la cittadina rivierasca di Lavagna ad omaggiarlo.
Proprio li il maestro trascorse gli ultimi anni della sua vita:
prima attraverso lunghi soggiorni e in seguito in pianta stabile.
Ad ospitare il nucleo centrale
delle opere pittoriche è la villa Grimaldi-Gentile, palazzina
seicentesca, immersa nel verde Parco del Tigulio. Una seconda sezione,
dedicata alle stampe e alle incisioni dell’artista, dono alla
città di un collezionista privato, è allestita nella
Sala Albino della locale biblioteca civica “Giovanni Serbandini
Bini”. In mostra ci sono opere inedite, bozzetti e studi preparatori
, illustrazioni per testi letterari. Ma l’accento è
posto sulle opere di carattere religioso, realizzate con notevole
intensità emotiva e partecipazione spirituale che colpì
a tal punto Gabriele d’Annunzio, il quale definì il
Maestro: “grande artista della Via Crucis”. Spiccano
opere notevoli come Le Marie ai piedi della Croce (1897), il trittico
Sacra Famiglia (1902), Maternità Divina (1904-5) e due notturni
straordinari come Chiaro di Luna e il piccolo Notturno (1908), che
affascinano per la dimensione di soffuso misticismo panteistico.
Una sezione della mostra è dedicata all’Assunzione,
con gli studi e le tele predisposte per il grande trittico presente
dal 1927 nella cattedrale di San Lorenzo a Genova, un’opera
che fu “ideata a Lavagna tutta di nuovo”.
Dalle atmosfere di una religiosità cristiana
rarefatta e immersa nel patos, al Simbolismo paganeggiante e celebrativo
degli artisti che fecero parte della cerchia del vate d’Italia,
Gabriele D’annunzio: “Dal Naturalismo al Simbolismo.
D’Annunzio e l’arte del suo Tempo” (chiude il
24 luglio). La mostra, organizzata dalla Università degli
studi di Roma Tor Vergata, è stata allestita a Villa Mondragone,
nella cornice splendida di una villa risalente al XVI secolo, assai
deperita e ora in via di ristrutturazione. Un manipolo di studiosi,
fra i quali Renato Mammucari, ha dato vita ad una rassegna che prende
le forme di un diario intimo intessuto di simbolismo misteriosofico
e letterario tipico di certa cultura d’elite che affonda le
sue radici nell’Italia Umbertina. Le opere, quadri e disegni,
illustrazione di libri e cataloghi, ex libris, rimandano alla personalità
vulcanica ed eccentrica del poeta pescarese; il quale seppe infondere
e comunicare alla nutrita cerchia di conoscenti ed artisti quella
impalpabile sensazione dell’indefinito che agitò le
menti e scosse le coscienze, indirizzando la creatività verso
i lidi sperduti di una fantasia utopica. Si riuscì così
a scandagliare le sensazioni ultime di un periodo storico travagliato:
quello che caratterizza la fine del XIX egli inizi del XX secolo.
Un tempo storico sempre in bilico tra le grandi utopie, le illusioni
e le amare disillusione che trovarono conferma nella tragedia del
conflitto mondiale. Spiccano i disegni di Cambellotti, la grafica
raffinata di Giuseppe Cellini, e quella declamatoria di De Carolis;
le tele di Cabianca, Giovan Battista Crema e Alessandro Morani o
le rievocazioni della campagna romana di Enrico Coleman e Onorato
Calandi e molto altro ancora. Di grande utilità il catalogo,
esaustivo e puntuale nella ricostruzione della storia e dei personaggi
che ne furono i protagonisti.
Roberto Cristini
|