PARIDE ALL’INFERNO

Persefone: Avvicinati giovane principe, e permetti ai Morti di contemplare la tua leggenda, il volto del ragazzo che ha fatto innamorare Elena.

Paride: E’ bene che le Larve non perdano neanche un secondo prima che di me non rimanga che un’orma malinconica.

Persefone: Se potessi ti libererei da questa condanna, ma sono la Sovrana dell’Acheronte e mi vedo costretta a tutelare rigidamente le leggi del Regno che mi è stato affidato.

Paride: Ciò che ho detto non intendeva suonare come un rimprovero nei tuoi confronti; vorrei però spostare il discorso e porlo su di un terreno più vasto ed elevato.

Persefone: Fai pure, ma spiegati meglio; che vuoi dire “spostare il discorso” e “porlo su di un terreno superiore”? Pensavo che la tua vita si fosse risolta tutta in una luminosa quanto svagata dissipazione dei sensi.

Paride: Solo una parte di me è stata compresa; affido ora a te e al tuo Orizzonte di Silenzio l’altra faccia della luna, la mia vera identità. E’ chiaro che lo Svelamento della Verità può essere accolto in pieno solo da un Luogo che coincide perfettamente con l’Assoluto, anche se questo Assoluto è un antidio più nero della pece.

Persefone: Dunque, se ho capito bene, la tua vicenda sarebbe assai diversa da quella comunemente tramandata.

Paride: Infatti.

Persefone: Procedi pure e non ci nascondere nulla.

Paride: Ovviamente vorrai sapere del celebre Giudizio; si è dedotto, da una tale vicenda, che la mia vita si sarebbe mossa unicamente al suono di Afrodite. Nulla di più errato. Avrei conquistato Elena anche senza l’aiuto della dea; Elena era una donna sensibile ed intelligente intrappolata in una città barbara e fangosa. Mi ha amato appena mi ha visto, e non solo perché ero il più bello dei figli di Priamo. Mi ha amato perché ho rappresentato per lei una luce che giungeva a squarciare le tenebre che la tenevano avvinta. Vorrei
ricordare però che la palude spartana era riscattata, almeno in parte, dallo splendore della sua gioventù. Le ragazze si esercitavano nude insieme ai ragazzi e mostravano dei corpi che non erano meno seducenti di quelli degli efebi. Ora quello che voglio rivelarti è che, per tutto il corso della mia vita, la mano che mi ha guidato è stata quella di Apollo, o, più precisamente, la mano nascosta del dio, la sua sensibilità sottile ed affilata. Questo è accaduto sino alla fine, sino al giorno in cui il Radioso ha ispirato il mio arco ed ha permesso che vendicassi mio fratello Ettore. Ma veniamo alla Grande Verità: è grazie ad Apollo, infatti, che mi sono distaccato dalla mia gente, dai miei contemporanei, e sono stato condannato alla più perfetta delle solitùdini. Sono sempre stato solo perché ho rappresentato per loro la Cosa Incomprensibile; lì dove gli uomini della mia epoca celebravano la Guerra e la Morte, io, al contrario, cercavo Eros e la sua luce.

Persefone: Allora torniamo ad Elena.

Paride: E’ qui, Regina, che ti sbagli; ascolta ancora quello che ho da dirti; non è stata Elena il mio più grande amore, bensì sono stati i Futuri, coloro che mi comprenderanno a pieno perché anche loro rifiuteranno il Sangue e l’Odio per la Vita. Ora però i Futuri sono i Non-Ancora-Esistenti; dunque, attraverso di loro, sono salito ancora più in alto e ho scoperto la Suprema Delizia dell’Inesistente.

Persefone: Anche per me, Signora dello Stige, i Futuri sono l’Inesistente dato che a noi, a differenza dei Celesti, non è dato di scorgere il loro profilo. L’unica cosa che so è che, come dicevi, molti di loro non ameranno soffrire e morire. Ora, se hai scoperto l’Inesistente, posso stare tranquilla; ti troverai bene qui da noi, nel compiuto Regno del Nonessere.

Paride: L’Inesistente di cui parlo è assai diverso da ciò che fiorisce da queste parti; esistono diversi tipi di Inesistente; personalmente amo quello colorato e palpitante.

Persefone: Un Inesistente stranamente vicino all’esistente, dunque.
Non ti pare una contraddizione questa?

Paride: Non mi meraviglio certo per così poco; tutto è contraddizione in un mondo retto dalla ferocia di Ananke e dal capriccio degli dei.

Persefone: Forse quando parli di Inesistente intendi l’Inesistente coltivato da Apollo, il cantafavole supremo. Veniamo però al fondo della questione; ami i Futuri in quanto Non-Ancora-Esistenti, o perché costoro ti seguiranno nel rifiuto della cupidità di morte?

Paride: per ambedue le cose, ovviamente.

Persefone: Ora dimmi, come fai ad amare tanto l’Inesistente tu che hai conosciuto la carne incomparabile di Elena? Come si fa a preferire l’Evanescente al canto solido e sicuro dei sensi?

Paride: Dimentichi che la mia vita è stata una tragedia; solo perché sono stati nostri nemici i Greci si sono rifiutati di raccontare la mia storia. Le mie vicende, infatti, non hanno nulla da invidiare alle sofferenze di Edipo. Come sai, si decise, alla mia nascita, di farmi morire per colpa del sogno di mia madre la quale aveva intravisto una torcia che appiccava il fuoco alla cittadella di Troia. Ecuba, invece di uccidermi, mi ha fatto esporre sul monte Ida; ad Agelao fu dato il compito di assistere alla mia morte certa. Per cinque giorni però un’orsa, ispirata da Apollo, mi ha nutrito; colpito dall’evento, il servo di mio padre mi ha salvato e mi ha allevato. Adolescente ben sviluppato, sono tornato nella mia città ed ho partecipato ai giochi funebri in onore della mia presunta morte. Ho riportato la vittoria in tutte le gare, e sono stato infine riconosciuto da mia sorella Cassandra.

Persefone: Come mai, nel tuo caso, Cassandra è stata creduta?

Paride: E’ stata creduta perché Apollo ha sospeso per un momento la condanna pronunciata nei suoi confronti. Il resto della storia la conosci; ho distrutto Ilio, anche se tutti sanno che sono stato solo uno strumento nelle mani di Ananke e degli dei. Come vedi ho mille ragioni per non amare l’Esistente.

Persefone: Ma come è questa storia dell’Inesistente colorato?

Paride: E’ presto detto; come avrai sicuramente verificato, il colore dell’Esistente è grigio. L’Esistente, infatti, solo apparentemente è variegato; nella sua più intima essenza è plumbeo e malinconico.
L’Inesistente, al contrario, si regola diversamente; tende cioè ad una espansione irrefrenabile; cosa questa che lo obbliga a dotarsi di una gamma coloristica praticamente infinita. Ne consegue che mentre l’Esistente è contiguo al tuo Regno, cioè alla Morte, l’Inesistente si rivela come la vera Sede della Vita. Ora comprendi perché mi si spezza il cuore ad accettare la tua ospitalità; il tuo Dominio, lasciamelo dire, costituisce solo una caricatura dell’Inesistente.

Persefone: Ma anche il tuo Inesistente, a quanto ne so, è popolato da Ombre e da Larve.

Paride: E’ vero, ma tieni presente che tutti i Fantasmi dell’Inesistente sono comunque seducenti; cosa questa che non si può certo dire degli Abitanti dell’Averno. Tirando le somme, non ti preoccupare per me; la mia vita è stata piena ed ora mi attende un futuro di gloria, il futuro della gloria autentica. Gioisco, infatti, al pensiero che il mio nome sarà benedetto da tutti coloro che, in futuro, rinunceranno alla morte e si getteranno a capofitto nelle nudità consolanti ed invereconde dei loro amori. A costoro si aggiungerà presto l’altra schiera dei miei seguaci, la falange degli spiriti che, appunto, odiando il pallore del Fenomeno, si decideranno per l’Altrove. Alla fine le due schiere finiranno per incontrarsi e, a quel punto, finalmente, si potrà parlare di Vita. Quando ciò accadrà, io ed Apollo saremo in mezzo a loro e per un attimo, perdonami, daremo per morto il tuo Regno sordo alla speranza.

Robertomaria Siena
da ASSEDIO D’OMBRA




tratto da
ASSEDIO D’OMBRA
di Robertomaria Siena
editrice Ianua
Roma, 2004