LA ROMA DEL LUCE - 1926 – 1943

Dal 12 novembre 2004 al 13 febbraio 2005

Roma
Museo di Roma in Trastevere
piazza S. Egidio 1 b

Orario:
tutti i giorni dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso ore 19)
chiuso il lunedì

Ingresso:
intero E 2,60 - ridotto E 1,60

LA “NUOVA” E “VECCHIA” ROMA

“Vecchia” per una questione cronologica, ma pur sempre “nuova” e viva nel suo splendore, nell’esposizione “La Roma del Luce” presso il Museo di Roma in Trastevere, la città di Roma è presentata sotto un aspetto storico che risulta intimo e familiare. Evento culturale stato reso possibile grazie soprattutto alla disponibilità dell’Archivio Luce, che ha messo a disposizione il materiale filmico e fotografico della Roma degli anni che vanno dal 1926 al 1943. Attraverso pannelli aperti come cartelline, e schermi che trasmettono filmati muti, è possibile vedere un mondo vicino e lontano, fatto di ambienti, di luoghi, di persone e di volti appartenuti ad un tempo passato, nei cui sguardi si possono però avvertire sensazioni sempre attuali; volti sorridenti e imbronciati o sguardi assorti e pensierosi. Ad accompagnare le fotoriproduzioni, gli schermi trasmettono filmati muti riguardanti sia gli eventi socio-culturali di quei tempi, sia la vita di tutti i giorni che, a mio avviso, è quella che più va a toccare la sensibilità di chi osserva.

La normalità della vita, nonostante i tempi duri, la semplicità e l’umiltà della gente comune, si percepiscono nella dolcezza dei bambini indaffarati nei loro giuochi, nell’affanno delle donne di casa, nelle risa dei ragazzi alle prese con la corsa dei sacchi. Uno dei pregi dell’esposizione è infatti la scoperta di luoghi, oggi affollatissimi e coperti da file di auto e di macchine che occultano la vista di scorci stupendi, un continuo via vai che non ci permette più di guardare la gente negli occhi e dire “buongiorno”! Un modo come un altro per invitare noi tutti alla riflessione su ciò che lasciamo alle nostre spalle nel momento in cui entriamo nel Museo di Trastevere, e ciò che troviamo dopo esserci entrati. Non i soliti, se pur legittimi, reportage sulla guerra e sul fascismo, ma semplicemente una mostra fatta di suoni e musiche di un pianoforte che sembra parlare, di immagini in bianco e in nero che nascondono molte più tonalità e colori di quanto potrebbe mostrare la più avanzata tecnologia. Ancora una volta il mezzo artistico insegna l’importanza di mantenere viva e presente la nostra storia, come realtà spazio temporale a cui guardare con occhi commossi per le meraviglie di una città che ci appartiene; straziati in memoria delle tragedie passate; fiduciosi nei confronti di un lucente futuro.

Benedetta Mazzanobile