Il groviglio delle
virgole
Oltre la rete che sempre c
e,
che sempre separa il dolore
dalla gioia, oltre il recinto
arrugginito le mute macerie
del mio scrivere maturano
ortiche, vive virgole e papaveri.
Il cumulo si erge come un’oasi
depredata sopportando il gesto
obliquo della pioggia. Le gocce
sprizzano sui cocci col suono
di una veste che scivoli lungo
una coscia ormai scarnita.
Le grida sono schegge di vetro.
Gli incanti travi marce, spezzate
e le utopie pietre coperte dal muschio.
Il silenzio è il telaio
di una finestra
addossato al nulla nell’insistenza
precaria di un suo sempre più sordo,
sempre più misterioso equilibrio.
Fabio Franzin