FLIGHTPLAN — MISTERO
IN VOLO
Di persone misteriosamente scomparse della cui esistenza,
una volta dissolte nel nulla, nessuno è più certo,
anzi tutti giurano di non averla mai vista, c’è stata
sempre abbondanza nella storia dei gialli e giallissimi. E del resto
è prassi normale che il protagonista sia poi indotto dal
coro generale a credersi perfino ingannato dalla sua immaginazione
frustrata, tesa, ferita (la tragica morte del giovane marito in
questo caso, del cui cadavere Kyle ovvero Jodie Foster ne accompagna
il trasporto) fino a pensare d’essersi inventato (qui si tratta
di una bimba, la vera figlia di Jodie) la presenza della piccola
a bordo di un aereo. Sennonché quando la “congiura”
degli altri sta per vincerla sulla sbalordita madre (come in altre
cento storie simili) ecco il solito punto cruciale, la svolta: un
oggetto, un particolare che riappare al momento opportuno a farci
capire che chi è scomparso non è frutto né
di delirio né di pazzia, ma esiste eccome! Dopodiché
si tratta per la povera protagonista di ingaggiare un forsennato
corpo a corpo fisico e mentale di rapidità, astuzia e intuito
contro tutti e tutto, senza aiuti o alleati anzi, l’unico
ipotetico alleato si rivela poi sempre il losco criminale che ha
organizzato l’intrigo. Insomma tutto questo per dirvi che
“Flihtplan—mistero in volo” pur ripercorrendo
fedelmente tutte le tappe obbligatorie della vicenda “scomparso
senza lasciar tracce” è una storia robusta e ben costruita
(merito dell’ottimo “artigianato” del regista
Robert Schwentke) che non si fa mancar nulla in quanto a capovolgimenti
e sorprese, dinamica e vivace, pur se tutta l’azione si svolga
all’interno di un aereo in volo. E anche questo particolare
claustrofobico ricalca l’ennesima consuetudine da copione:
come in altre storie il luogo, sempre isolato dall’esterno
dove si incrociano e si combinano le alchimie emotive dei personaggi
è stato, di volta in volta, un piroscafo in alto mare, o
un treno in viaggio o magari un’astronave. Tutti luoghi comuni
che, ripeto, non debilitano comunque l’efficacia dell’azione
in “Flightplan”. La lotta quasi sovrumana dell’eroica
mamma in volo alla fine prevale su presunti terroristi islamici
(una volta tanto inesistenti) e su veraci criminali che per soldi
colpiscono alle spalle. Buon film, discreto copione, ottima ambientazione
(su un aereo in volo, una specie di camera di accelerazione, le
tensioni si centuplicano!), eccellente Jodie Foster: energica, astuta
e grintosa, corre e scalpita da un angolo all’altro del “suo”
aereo (sfido! Essendo ingegnere aerospaziale lo ha progettato lei...)
con tutte le unghie e i denti affilati di una madre che combatte
per una figlia che nessuno vuole ridarle.
Luigi M. Bruno
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