parole di burro

E' ambientata quasi interamente in Liguria, nella Riviera di Ponente trasformata in un paesaggio innevato e fantastico, la trasposizione del romanzo omonimo di Cornelia Funke, primo di una trilogia che si presume verrà trasposta interamente sul grande schermo.
Un mite rilegatore di libri male in arnese, il pacifico Mortimer 'Mo' Folchart Mo, ha un dono: è una lingua di fata, leggendo ad alta voce riesce a portare nel mondo reale i personaggi del mondo della fantasia. Ma per un "passaggio" nel nostro mondo è richiesto un cambio ed è così che Mo ha perso la moglie, Resa, risucchiata dalle pagine di un libro, intitolato appunto Inkheart, mentre al suo posto viene catapultato nella realtà lo spaesato Dita di polvere, privato della sua storia e quindi delle sua stessa natura. Per dieci anni Mo con la figlia cercano invano il libro per cercare di riportare indietro Resa, fino a quando finalmente il libro torna nelle mani di Mo, ma nel frattempo oltre a Dita di polvere altri personaggi viaggianodal mondo fantastico a quello reale e convincere i personaggi di fantasia a fare rientro in quelle pagine non sarà così semplice. Già perchè nel nostro mondosoprattutto i "cattivi" si trovano perfettamente a loro agio e quindi perchè rinunciare a tanta comodità...L'intuizione geniale della mancanza di confini fra il nostro mondo retto dalle regole della razionalità e quello magico della fantasia è di certo uno dei grandi filoni cinematografici inaugurato dal capostipite "La storia infinita" ddi cui Inkheart riprende il senso di meraviglia e pericolo dell'immedesimarsi nella lettura.
Bella l'idea, indovinati gli effetti speciali e bravo il protagonista, Brendan Fraser. Purtroppo a fare cilecca è la regia di Iain Softley, che tentenna e alla fine non riesce a decidere se credere alla favola che dovrebbe racontare o restare con i piedi saldi al suolo, ma perchè un incantesimo riesca il prestigiatore ne deve essere convinto e aimè non è questo il caso.

Claudia Patruno