HAITI: UNA PROVA PER AGIRE
Le attuali tribolazioni di Haiti è la prova per l’Agenzia Italiana Risposta Emergenze (Agire) della sua operatività nelle situazione di calamità. Nessuno avrebbe voluto testare le capacità delle diverse Ong raccolte sotto la neo organizzazione Agire, proprio in occasione di una tale sciagura che ha colpito la parte più povera dei Caraibi.
Haiti divide con San Domingo l’isola di Hispaniola, la metà disgraziata dove alla fine del ‘400 sbarcò Colombo, mentre meta dei ricchi è l’altra. Da una parte si continua a morire, mentre nell’altra si gioca a golf o come ad un centinaio di chilometri da Port au Prince, Labedee, una nave da crociera ha fatto scalo per far godere della spiaggia caraibica i suoi croceristi.
La vita degli haitiani è fatta da sempre di stenti, tra feroci dittature e governanti incapaci, illudendosi di trovare nell’adiacente San Domingo condizioni migliori nelle piantagioni di canne da zucchero. Una vita amaramente descritta nel film "Haiti chérie" del toscano Claudio Del Punta uscì nel 2007.
Agire era già presente nell’America Latina con singoli progetti di cooperazione ed ora impegnata nel portare aiuto in questa crisi umanitaria che non è una “punizione divina”, come grottescamente ha barrito il telepredicatore Pat Robertson, ma solo la sfortuna di Haiti nel trovarsi su di una zona sismica e nel mezzo dell’autostrada degli uragani.
Quando non è la pioggia e il vento a sferzare Haiti è il terremoto e una catastrofe umanitaria non dovrebbe essere l’occasione per la pubblicizzazione delle numerose organizzazioni impegnate, ma che si possa portare aiuto e conforto con un coordinamento unificato, capace di ottimizzare gli forzi delle nazioni e delle organizzazioni, dei civili e dei numerosi militari, di chi si pubblicizza e di chi silenziosamente lavora per i bisognosi.
g.l.
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