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LA FEDE NEL PROSSIMO

Sono passati una trentina d'anni quando, percorrendo le strade d'Italia, si poteva leggere sopra ad un cavalcavia o all’imboccatura di un tunnel - DIO C'E' – che una leggenda metropolitana associava la scritta all'acronimo - Droga In Offerta: Costi Economici -.
Un’artigianale insegna per lo spaccio della droga o una riflessione di qualche moderno anacoreta, vagabondo per le campagne italiane, arrampicatore solitario di pareti della rete autostradale che ora trova nella pubblicità un miglior e meno faticoso veicolo di comunicazione per le ponderazioni di gruppi organizzati.
Da affermazione a controversia ed ecco che sui bus londinesi e madrileni appaiono ammonimenti atei sull’inesistenza del divino, subito imitati da Genova, e di risposta i religiosi confutano tale affermazione.
Uno scontro dialettico sull’esserci o non esserci un Dio che può portare solo del bene a quei credenti abituati alle celebrazioni, ma che in gran parte ignorano i fondamenti dell’insegnamento cristiano.
Come poter dare torto all’umanità che ancora si domanda - dov'era Dio ad Auschwitz? -, ma anche in Burundi o in Bosnia, solo per attualizzare le tragedie e non dimenticare. L’uomo ha alzato la mano su l’altro uomo con la scusa di un Dio da far conoscere, perché il suo era migliore di quell’altro. Nativi americani, dal nord al sud, aborigeni e africani, solo gli asiatici sono riusciti a tener testa all’uomo bianco.
È difficile dare torto a chi trova immorale la mondanità di una curia vaticana intenta a tessere conoscenze e a pavoneggiarsi su macchine targate SCV e con babbucce di Prada.
Da alcuni giorni echeggia sulla radio pubblica la promozione della medaglia commemorativa degli ottant’anni dalla nascita dello Stato della Città del Vaticano: “Un valore autentico da tramandare alle nuove generazioni”.
Ottant'anni per il più piccolo stato indipendente al mondo, nato con la firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929). Un compromesso del potere spirituale, per avere un fazzoletto di dominio sulla terra, con la dittatura fascista.
Un concordato per superare l’offesa subita dalla pontificia persona, con l’entrata dei piemontesi a Roma nel 1870, per trasformare una sconfitta in gioioso evento, l'emissione di francobolli e moneta, oltre che una mostra, dando una continuità alla mondanità clericale. Un ambito nel quale il giurista Michele Ainis ha indagato nel suo libro Chiesa Padrona.
La cattolicità dei palazzi è distante da quella delle missioni, i porporati dei pranzi ufficiali non si interessano, come dovrebbero, dei preti delle mense dei poveri, di chi vaga con auto con targa vaticana e chi invece aiuta le famiglie ad arrivare alla fine del mese, come il vescovo di Milano con il fondo di solidarietà. tra chi vuole convertire l’anime e chi cerca di alleviare il corpo.
Un calarsi nella quotidianità del luogo, per dare un esempio di solidarietà, e non diventare i gendarmi di una religiosità, facendo tesoro del pensiero di Simone Weil e riflettendo sulla convinzione che ogni religione è l'unica vera.
Un'apparente pratica religiosa, un cristianesimo part time, una fede limitata ai propri interessi, che dimentica i diritti fondamentali sanciti dal Vangelo, ma prima ancora dalla Bibbia, e ripresi nella dichiarazione dell'Onu e della Comunità europea.
Si cancella la libertà ad una parte dell’umanità, quella clandestina, si schedano gli "intrusi" senza fissa dimora, si nega il diritto alle cure mediche a coloro che si intrufolano tra gli italiani, senza aver chiesto il permesso.
Negare l'asilo, negare il pane, negare la salute al nostro prossimo, perché non parla e non veste come noi.
Una buona umanità, al di sopra di ogni personale convinzione mistica, si deve confrontare con un unico e sintetico principio – ama il prossimo tuo come te stesso –, comune ad ogni religione e nel comportamento di ogni ateo. Un’indicazione valida per chi prega un solo Dio o adora mille santi.
Il gentile eufemismo espresso da un rappresentate della comunità ebraica nel definire la situazione della Chiesa Cattolica come – un momento di crisi – riguarda alla scomunica rientrata dei seguaci di Lefevre e delle esternazioni sulla shoah e l’utilizzo dei forni crematori.
Certo che si devono recuperare le pecorelle smarrite, come insegna la parabola del buon pastore, ma per quattro si rischia di perderne migliaia.
Nella Chiesa Cattolica è in atto uno scisma silenzioso verso un pontefice rinchiuso in una visione mediovalistica della religione, in compagnia degli allegri negazionisti e degli oppositori del Conciglio, ma lontano dalla realtà della teologia della liberazione.
Una parte della Curia vaticana è completamente scollegata dalla realtà cristiana e si impegna nella politica, rendendo difficili i rapporti tra il Vaticano e la Repubblica Italiana.
C’è chi ha decretato, dopo la scomparsa di Eluana, che in Italia mai nessuno dovrà morire di sete e di fame e un esponente della Lega è ancor più risoluto, non definendo i confini geografici, ma sancendo caritatevolmente che queste situazioni non possono avvenire nel III millennio.
Forse ci si dimentica dei poveri, dei senza fissa dimora che si vuol schedare. Una schedatura forse utile ad organizzare la distribuzione capillare di tessere annonarie per evitare la morte per fame, ma non quella per il freddo o bruciati dai civilissimi ragazzi italiani, di malattie o malmenati dai benpensanti che la domenica si recano in chiesa per lavare i peccati.

Forse è vero che Dio si può incontrare per strada, magari dipinto su di un cavalcavia o sulla fiancata di un bus.

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