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Il memoriale di un vecchio nazista

Max Aue, vecchio e rispettabile signore, onesto cittadino, padre di famiglia e direttore di uno stabilimento di merletti in Francia, giunto a questi suoi ultimi, noiosi anni, inizia la scrittura del proprio memoriale.
Ma questo memoriale, è quello di un ex SS, riuscito a sfuggire indenne ad ogni incriminazione, che ha visto e partecipato di persona ai fatti più terribili del nazismo, dalla campagna di Russia, alla caduta di Stalingrado, all’organizzazione dei campi di lavoro ebrei.

Lunghissimo, e non di facile lettura, questo è certamente un libro di forte impatto, che riesce bene nel suo intento dichiarato di affabulare il lettore nella sua favola nera, fino a trasportarlo all’interno dei meccanismi più perversi dell’animo umano.
Nonostante l’enorme lavoro di ricostruzione storica, non è esattamente un libro sul nazismo, ma piuttosto un libro sulla naturalità del male: tutto, sia fuori che dentro l’uomo, è naturalmente soggetto a corrompersi e pervertirsi, posto che si diano le condizioni opportune.
Così, nella vita di Max Aue, uomo colto, educato e sensibile, col tempo si sono corrotti successivamente, e mai per sua scelta o decisione consapevole, i legami familiari, l’amore per le donna, il sesso. Né è, il suo, un percorso di disumanizzazione, come il lettore forse vorrebbe sperare, ma al contrario un’immersione nel disordine strutturale di cui è intriso l’apparente ordine del mondo.

Quando, verso la fine del libro e della guerra, con le fabbriche tedesche che non riescono più a tenere il passo con l’enorme produttività di armamenti degli americani, Max Aue viene incaricato di tentare di ottimizzare il rendimento lavorativo degli schiavi ebrei nei campi, comprende che quello che è necessario è un miglioramento delle loro condizioni di vita e di nutrizione. Nonostante egli veda con chiarezza che questa è l’unica speranza della Germania di recuperare terreno di fronte all’imminente sconfitta, quello con cui si scontrerà non sarà la scelta programmatica dello sterminio da parte degli alti gradi del Reich, ma piuttosto una miriade di minuscoli interessi privati, di corruzioni, di inettitudini, di inefficienze, di orgogli personali.
L’immaginario che tutti noi abbiamo del potente mostro del nazismo, un mostro a cui i cittadini liberi devono e possono opporsi, si scompone a poco a poco in un quadro tessuto dei brandelli di un’umana miseria impossibile da combattere. L’umana miseria che è dentro ciascuno di noi: negare il mostro vuol dire negare la vita.
Ed è a questo punto, che Max Aue si trova a dover fare la sua scelta.
E la sua scelta è quella di sopravvivere.

Marta Baiocchi

Le benevole

Titolo originale
Les Bienveillantes
Autore
Jonathan Littell
Edizioni

Einaudi

Pagine
953
EAN
9788806194901
Prezzo di copertina:
Euro 16
Descrizione:
Nato in Alsazia da padre tedesco e madre francese, Maximilien Aue dirige sotto falso nome una fabbrica di merletti nel nord della Francia. Svolge bene il suo lavoro, è un uomo preciso ed efficiente. Preciso ed efficiente, del resto, lo era stato anche negli anni del nazismo, quando fra il 1937 e il 1945, aveva fatto carriera nelle SS in Germania.

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