Una gradita ricomparsa
Il 5 giugno scorso nella chiesa di San Giacomo in Augusta è stato ricollocato sull'altare, sul quale era stato per tre secoli, un dipinto rappresentante la “Resurrezione” opera di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio dal nome di Pomarance suo luogo natale in Toscana.
L'intervento è frutto dell'intesa tra la Soprintendenza, il Vicariato e la Parrocchia.
Il quadro, dipinto all'inizio del '600, era stato nella prima cappella sulla destra fino ai primi del '900 quando, mutata la dedicazione della cappella, vi fu posto un grande Crocifisso di gesso bronzato; il dipinto fu spostato in un adiacente locale chiuso dove per adattarlo alla muratura concava fu ridotto e incurvato.
Con il coordinamento della dott.ssa Capriotti abili restauratori sono riusciti a far riprendere alla pala l’aspetto quasi originale riposizionandolo sull'altare; il resto della cappella, eccettuata la cupola, è stato restaurato a cura della Scuola Arti Ornamentali di Roma Capitale che ha provveduto alla spolveratura dei dipinti laterali, alla sistemazione di due statue di angeli ed al ripristino della zoccolatura, tutti interventi datati al primo decennio del XX secolo.
Il Roncalli nacque intorno al 1550, iniziò a lavorare a Firenze ed a Siena e nel 1592 giunse a Roma dove fu impegnato a dipingere in San Marcello, in Santa Maria in Aracoeli, nella Chiesa Nova, nei Santi Nereo e Achilleo ed infine a San Giovanni in Laterano e a San Pietro in cantieri coordinati dal Cavalier d'Arpino. Partito da iniziali posizioni manieristiche si avvicinò successivamente al realismo e al classicismo. Nell'ultimo decennio di vita lavorò a Loreto nella Basilica della Santa Casa dipingendo la volta della Sala del Tesoro; morì a Roma nel 1626.
La chiesa di San Giacomo ha avuto origine da una cappella già esistente nel XIV secolo vicino all'Ospedale di San Giacomo degli Incurabili; nel 1579 fu coinvolta nella ricostruzione dell'ospedale voluta dal Cardinal Salviati con l'intervento architettonico di Francesco Caprini da Volterra e poi di Carlo Maderno che terminò i lavori nel 1602. Il nome “in Augusta” viene dal vicino mausoleo sepolcrale di Augusto. L'edificio si presenta in forma ellittica con tre cappelle per lato e possiede numerose opere d'arte di varie epoche; sugli altari dipinti di Giuseppe Passeri, di Antiveduto Grammatica e del Passignano e due interessanti sculture, un grande bassorilievo di Pierre Le Gros del 1706 ed una statua del santo titolare del Buzio.
Nel catino absidale è presente un affresco del Nappi. Nel 1849, durante la Repubblica Romana, gli arredi della chiesa subirono gravi danni che furono riparati durante il regno di Pio IX; fu posta una grande pala sull'altare maggiore e il Capparoni dipinse sulla volta un ampio affresco che all'epoca fu molto criticato. Nel locale dove stava la tela del Pomarancio è presente un altro dipinto, della stessa epoca, di Francesco Zucchi proveniente dalla prima cappella di sinistra dove è stato sostituito nel primo novecento da un quadro moderno. Soprintendenza, Vicariato e Parroco sperano in futuro di poter ricollocare, valorizzandolo, anche questo dipinto e di poter procedere ad un restauro sistematico dell'edificio e delle numerose opere d'arte in esso contenute.
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