I giochi di Shakespeare
Il Cimbelino è, innanzitutto, un inno al Teatro; una grande favola in cui Shakespeare sembra giocare con il teatro e i suoi generi, spaziando dal comico al drammatico e inserendo elementi disparati senza soluzione di continuità: amanti divisi, selvaggi che vivono in una grotta, intrighi di corte, astuti seduttori, finti veleni, legionari romani, ecc.
Innocenza, giovane principessa, è innamorata del povero Postumo, che viene cacciato da corte e si rifugia a Roma, dove l’incontro con un italiano sconvolgerà la sua esistenza. La Britannia, nel frattempo, dichiara guerra all’Impero romano per conquistare la propria indipendenza. Apparentemente lontani da tutto ciò, vivono nei boschi tre selvaggi dalla misteriosa identità. Questi gli ingredienti della favola.
Nello spettacolo quattro attori ‘inseguono’ i circa trenta personaggi della storia con cambi di costume continui e, in alcuni casi, indossando maschere ispirate alla Commedia dell’Arte, in un parossismo di trasformazioni che fa eco alla complessità dell’opera, usando una traduzione che ricalca non solo il senso letterale del testo, ma anche e soprattutto la forza della musicalità del testo originale, laddove la melodia delle parole e del loro scorrere insieme disegna caratteri e situazioni, e addirittura affanni fisici e aneliti dei personaggi.
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