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FRANCESCO SCALI RACCONTA LA SUA CARRIERA D'ATTORE IN UN'INTERVISTA DI LINDA FRATONI

 

 

In questa capricciosa estate romana, siamo in compagnia di Francesco Scali nella splendida cornice di Villa Lazzaroni a Roma.

Noto al grande pubblico come Pippo, il sagrestano di Don Matteo, oggi Francesco racconta ai lettori di Roma Cultura la sua carriera d'attore cominciata nei primi anni '80.

Francesco, inizio chiedendoti di parlare della tua esperienza nella fiction che ti ha dato popolarità: Don Matteo. Questo prodotto della Rai è arrivato ormai alla nona serie riscuotendo sempre successo. Tu hai fatto fin da subito parte del cast.

Si, dal primo giorno della prima serie.


Se non sbaglio le riprese sono iniziate nel 1998...

Brava, vedo che sei informata!

Qual è il bilancio di un'esperienza così lunga?

Innanzitutto questa lunga esperienza in Don Matteo mi ha dato la possibilità di crescere professionalmente. Inoltre ho avuto la possibilità di lavorare con degli attori straordinari come Terence Hill, Nino Frassica, il vecchio capitano Flavio Insinna, il brigadiere Pietro Pulcini… E poi le veterane del gruppo: Caterina Sylos Labini, l'attrice che interpreta la moglie di Nino Frassica, Nathalie Guetta, che ovviamente è Natalina, il nuovo capitano Simone Montedoro e Giuseppe Sulfaro, l'attore che interpreta il nipote di Nino Frassica… il carabiniere giovane con gli occhiali che parla tutto precisetto. Ovviamente non posso non citare Laura Glavan, la ragazza che sta in canonica e che è con noi dall'ottava serie, e le new entry Andrés Gil (l'attore che ha partecipato a Ballando con le stelle, ndr) che oltre ad essere un bel ragazzo è un bravo attore. Poi Giorgia Surina, che fa il Pubblico Ministero, e Nadir Caselli, la nipote di Frassica... Speriamo che me li so' ricordati tutti!

Dall'esterno sembrate molto uniti. E' realmente così?

Si è realmente così perché fortunatamente fin dall'inizio ci siamo trovati tutti in simbiosi e forse è stato proprio questo il motivo per il quale la serie prosegue da tanti anni.

Come si rapportano i "veterani" di Don Matteo con i "nuovi arrivati"?

Ci si relaziona alla pari, tra tutti noi c'è un rapporto amichevole senza competizione, un supporto reciproco e una solidarietà lavorativa.

Sveleresti ai nostri lettori qualche "retroscena"…?

Beh, nelle pause del primo Don Matteo, quando aspettavamo di essere chiamati per girare le nostre scene, Nino Frassica, che è sempre con la penna e i fogli in mano, ha iniziato a buttare giù alcune idee per degli sketch prendendo spunto da situazioni strane che ci erano capitate e che ci raccontavamo… A un certo punto Nino si è trovato con centinaia di pagine di appunti e mi ha detto: "ma perché non mettiamo su uno spettacolo?!". Così è stato realizzato "Il lupo" e lo abbiamo portato in scena per un paio d'anni. E' uno spettacolo divertente in cui io vesto i panni di uno pseudo cantautore miliardario che cade nelle grinfie di uno pseudo agente, interpretato da Nino Frassica, che per rubargli le proprietà lo illude promettendogli di fare spettacoli… Ma questo non accadrà! Alla comicità si affiancano spunti amari, drammatici… con ampio spazio per il sentimento. E' stata un'esperienza molto divertente!

Nell'ultima serie Don Matteo si è spostato da Gubbio a Spoleto… Come ti trovi in Umbria e che sentimenti provi nei confronti di questa regione?

In Umbria mi trovo benissimo. Caratteristica degli umbri è quella di essere molto ospitali e disponibili con chi arriva nella loro regione. E poi in Umbria ci sono cose bellissime... architettura, storia... per non parlare dei cibi!

Tu vivi a Roma. Sei nato in questa città?

Sono nato in questa splendida città il 9 maggio 1958. Da piccolo ho vissuto nel quartiere Esquilino, in via Giolitti, vicino Porta Maggiore. Poi verso i ventitré anni mi sono trasferito in zona Tuscolana, un quartiere ancora a misura d'uomo, con molte zone verdi… Non a caso oggi per quest'intervista siamo nella splendida Villa Lazzaroni. A proposito del quartiere, ho appreso con gioia della riapertura della biblioteca di Via La Spezia che per molto tempo è stata chiusa. La cultura dovrebbe essere sempre incentivata!

Per un attore è importante vivere nella Capitale del cinema?

E' importante e non nascondo che si è avvantaggiati perché a Roma si fa il cinema. Tanti purtroppo devono spostarsi e venire nella Capitale con conseguenti costi da sostenere…
Secondo te Roma è ancora oggi la Capitale del cinema o questa ormai è storia passata?
Si e no… Ormai un po' tutta l'Italia è la capitale del cinema. Però Roma resta sempre un punto di riferimento importante.

Immagino che facendo l'attore lasci spesso Roma. Tra le città nelle quali hai lavorato, qual è quella che ti è piaciuta di più e nella quale ti sei sentito più a tuo agio.

In Umbria sono stato benissimo! Ho avuto l'opportunità di lavorare anche in Sicilia per alcuni film. Non c'ero mai stato e ho scoperto una regione meravigliosa! Mi sono trovato benissimo anche a Milano. E' una città molto bella e per apprezzarla bisogna conoscerla e soprattutto viverla. Ci sono stato nel 2004 per molti mesi mentre lavoravo a "Markette", programma condotto da Piero Chiambretti.

Torniamo per un attimo alla vita sul set. Sostenere i ritmi delle giornate lavorative ti ha mai pesato?

Ci sono giorni in cui bisogna girare molte scene… Però è bello, è un lavoro ma è anche un gioco.

Andando indietro nel tempo, nel 1981 hai incontrato Nino Frassica.

Si, me lo presentò un amico comune. Nino in quel periodo era venuto a Roma per fare un programma radiofonico con Arbore e alloggiava in una pensioncina vicino Piazza Vittorio. Ci siamo conosciuti ed è nata quest'amicizia.

Tra voi si è instaurato un legame che sembra essere forte e che dura ancora oggi dopo oltre trent'anni…

Tra me e Nino c'è sempre stata una grande sintonia. Mi ricordo che spesso, prima di andare in radio, mi chiamava per farmi sentire i pezzi che aveva scritto. Praticamente gli facevo da ascoltatore tipo e mi chiedeva pareri.

Ti è capitato di essere critico con lui?

Non ero critico perché i suoi pezzi erano tutti divertentissimi!

Insieme avete realizzato molti sketch comici. Quanto spazio lasciate all'improvvisazione?

Dipende, può essere tutto scritto o può essere scritto solo lo scheletro dello sketch. Al momento dell'esecuzione tutto può essere modificato secondo le situazioni. Io e Nino ci divertiamo e, nella follia di quei momenti, cerchiamo di essere il più spontanei possibile. Comunque, a dire il vero, gli sketch non sono poi così surreali dato che Nino si rifà spesso alla realtà. Devi sapere che molte battute che lui scrive e che vengono portate in scena sono cose sentite veramente. Ad esempio ricordo che Frassica un giorno ha sentito una persona dire "Ho scritto 40 canzoni… tutte con titoli diversi!" Sembra impossibile sentire una frase del genere… e invece può accadere! La realtà a volte supera la fantasia!

Insieme a Nino Frassica hai fatto non solo cinema e televisione ma anche radio, con "Meno male che c'è Radio2". Cosa mi racconti di questa esperienza?

Mi piace moltissimo! Non avevo mai lavorato in radio e con la trasmissione "Meno male che c'è Radio2", diretta dal regista Fabrizio Trionfera, mi diverto molto insieme a Nino e a Simone Cristicchi. Ogni puntata vengono a trovarci cantanti, attori, scrittori che presentano i loro libri… Il tutto in un tourbillon di sketch e scherzi.

In tanti anni di carriera hai recitato in numerosi film e molti dei registi con i quali hai lavorato sono nomi importanti del cinema italiano e internazionale. Penso ad esempio a Federico Fellini, Dino Risi, Luigi Comencini, Steno, Luciano Odorisio, Enrico Oldoini… Qual è il film al quale ti senti più legato?

Sono legato a tutti i film che ho fatto e a tutti i registi con i quali ho avuto l'opportunità di lavorare. Ogni film è un'esperienza diversa.

A proposito di esperienze diverse, ricordo che hai recitato anche nel videoclip "Due destini" dei Tiromancino…

Si è verò! Ho partecipato anche al videoclip "Bada" dei Flaminio Maphia con G-Max e Rude. Due belle esperienze!

Hai iniziato la tua carriera d'attore con il teatro, vero?

Fin da piccolo sono stato affascinato dal teatro. All'epoca in RAI la prima serata del venerdì era dedicata agli spettacoli teatrali. Andavano in scena le commedie di Pirandello, Čechov, Ibsen, Eduardo e Peppino De Filippo… Commedie con Paolo Stoppa, Salvo Randone, Vittorio Gassman, Sarah Ferrati, Gastone Moschin… Non vedevo l'ora che arrivasse il venerdì! Poi ho iniziato ad andare spesso a teatro e da spettatore sono diventato attore... Ho fatto corsi di recitazione, ho studiato un anno nella scuola "Mimo Teatro Movimento" con Roberto della Casa e poi, pian piano, ho proseguito facendo provini sia per il teatro che per il cinema…

Come sei entrato nel mondo del cinema?

Ho iniziato informandomi sui film in preparazione e facevo continuamente provini… Recitare nel film "E la nave va" di Federico Fellini non è stato facile ma non mi sono dato per vinto nonostante le difficoltà iniziali. Sapevo che stavano preparando questo film e contattai il mio agente per prendere un appuntamento. L'agente mi rispose che gli uffici della regia in quel momento erano inaccessibili. Raccontai a Nino questa cosa e Nino mi disse: "Francesco, vai a Cinecittà e non dire che vai da Fellini! Tu dì che vai dal Dott. Iannelli!". "E chi è questo Iannelli", risposi io. "Ma non lo so chi è Iannelli", mi rispose Nino, "forse neanche esiste!". Decisi di seguire il suo strano consiglio e mi ripresentai alla reception con book fotografico e curriculum. Mi feci coraggio e nonostante fossi molto imbarazzato dissi in modo deciso "Ho un appuntamento col Dottor Iannelli". Il portiere rimase interdetto. Guardò nel registro. Mi guardò di nuovo in faccia e mi chiese "Dove deve andare???". "Dal dottor Iannelli!" risposi io categorico. Temendo di essere ripreso per non sapere dell'esistenza del Dott. Iannelli, il portiere con rispetto mi disse "Prego, si accomodi". Io entrai di corsa e cercai il mitico Teatro 5, dove Fellini stava preparando il film. La prima persona che incontrai nel Teatro 5 fu Fiammetta, la segretaria di Fellini. Mi presentai, le dissi che ero un attore, le lasciai il curriculum e le foto e le chiesi se era possibile fare un provino. Lei mi disse la frase, poco incoraggiante, "ti faremo sapere…". Inaspettatamente dopo una quindicina di giorni Fiammetta mi chiamò dicendomi che Fellini mi voleva vedere! Quindi tornai a Cinecittà e venni condotto in una stanzetta minuscola. Seduto dietro la scrivania vidi l'imponente Federico Fellini… Lo salutai immediatamente e lui, con la sua voce esile e acuta, mi rispose "Buongiorno. Prego, accomodati". Mi sedetti di fronte a questo grosso omone. Per qualche minuto restammo tutti e due in silenzio… Lui mi guardava con sguardo simpatico ma accigliato; io ero nell'imbarazzo più totale e mi guardavo intorno… A un certo punto, per tentare di rompere il ghiaccio mi alzai, gli tesi la mano e dissi "Piacere, Francesco Scali". Lui si alzò, mi dette la mano e disse "Piacere, Federico Fellini. Ora però rimettiamoci seduti". Ci sedemmo nuovamente, gli parlai dello spettacolo teatrale che stavo facendo in quel periodo e così riuscii ad avere la parte nel film "E la nave va".

Dalla tua esperienza con il grande Fellini, torniamo ora a Don Matteo. Secondo te quali sono gli "ingredienti" che hanno reso possibile il successo di questa fiction?

Il merito non è solo degli attori. L'ingrediente fondamentale è l'impegno e la dedizione di tutti: i produttori Luca e Matilde Bernabei, gli sceneggiatori, la regia, la troupe tecnica e il direttore della fotografia che svolge un ruolo fondamentale perché non dobbiamo mai dimenticare che la fiction, come il cinema, è anche immagine.

Linda Fratoni
agosto/settembre 2014

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