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LIBRI DELLE MEDAGLIE DA CESARE A MARCO AURELIO COMMODO
Con saggio introduttivo di Patrizia Serafin Petrillo
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L'Altra Crescita

In Italia c'è un'altra crescita: quella della povertà, come evidenzia l'ultimo rapporto della Caritas http://www.caritasitaliana.it/ e con il pamphlet dell’Istat si ha la conferma.

È una crescita endemica che coinvolge tutto il Pianeta come anche nel ben formulato rapporto Gender Development Index, stilato dall’Onu sulla graduatoria dell'Indice di Sviluppo umano, dove la Norvegia primeggia e l'Italia conferma la posizione Italia al 26esima, ma per le donne è 61esima, evidenziando il divario delle opportunità (gender gap) tra i due sessi.

Il titolo del rapporto, False partenze http://www.caritas.it/caritasitaliana/allegati/4776/Rapporto_2014_completo%20-%20def%20-%20light.pdf, della Caritas è emblematico sui temi della povertà e dell'esclusione sociale, frutto non di un asettico studio teorico, ma una finestra sul fenomeno della povertà in Italia secondo l’esperienza di ascolto e osservazione svolta dalle 220 Caritas diocesane presenti sul territorio nazionale.

Dal 2007 al 2012 il numero dei poveri in Italia è raddoppiato, passando dai 2,4 milioni ai 4,8, pari all’8% della popolazione, contaminando ambiti sociali ritenuti sino ad ora immuni.

Un Rapporto che valuta la situazione dei servizi ecclesiali come le mense, centri di ascolto, consultori e strutture residenziali/dormitori, frequentati non solo da disoccupati o pensionati, ma anche da genitori separati/divorziati e famiglie in “ristrettezze” economiche.

L’Istat http://www.istat.it/it/archivio/128371 rincara la dose con la sua rilevazione del 12,6% delle famiglie in condizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9% lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila). Le persone in povertà relativa sono il 16,6% della popolazione (10 milioni 48 mila persone), quelle in povertà assoluta il 9,9% (6 milioni 20 mila).

Se le famiglie e gli anziani, ancor più se residenti nel sud dell’Italia, sono una fascia sociale a rischio di povertà, i single non anziani nel Nord hanno meno occasioni di preoccupazione.

I dati non cambiano sul rapporto dell'Undp (Nazioni unite per lo sviluppo), Human Development Report http://hdr.undp.org/en/2013-report, anzi si dilatano e vengono letti su scala mondiale con 2,2 miliardi di persone povere o al limite dell’indigenza, mentre sono un 1,2 miliardi gli abitanti di questa Terra che vivono con 1,25 dollari al giorno o meno.

La situazione per la popolazione si aggrava se vive in aree di conflitto non solo come la Libia e la Siria, ma anche in Nigeria e in altri paesi potenzialmente prosperi, ma con ricchezza concentrata in poche mani.

Su tanti dati sconfortanti ci potrebbe far sorridere l’affermazione di Matteo Renzi riportata da Alan Friedman nell’intervista al Corriere http://www.corriere.it/politica/14_luglio_24/renzi-piaccia-o-non-piaccia-noi-riforme-faremo-d2d3d17e-1351-11e4-bb47-dc581d38d44f.shtml: «Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5%, non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone», se non fosse per il particolare che un punto di crescita vuol dire molto per l’economia italiana e per gli italiani.

 

Gianleonardo Latini
agosto-settembre 2014

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