Chagall: un esilio tra i colori dei sogni
La più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Marc Chagall. Oltre 220 opere, prevalentemente dipinti, guideranno i visitatori da Le petit salon (1908), suo primo quadro, fino alle ultime monumentali opere degli anni ’80 del Novecento. Il percorso espositivo accosterà spesso per la prima volta opere ancora nelle collezioni degli eredi e talvolta inedite a capolavori provenienti dai maggiori Musei del mondo. Il tema dell’esposizione è centrato su una nuova interpretazione del linguaggio di Chagall, la cui vena poetica si è andata costruendo nel corso del Novecento attraverso la commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee: dall’originaria cultura ebraica a quella russa, fino all’incontro con la pittura francese delle avanguardie.
La mostra si articolerà in sezioni: le prime opere realizzate in Russia, il primo soggiorno francese e il successivo rientro in Russia fino al 1921, il secondo periodo del suo esilio, prima in Francia e poi, negli anni ’40, in America. Con il rientro in Francia e la scelta definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra Chagall ritroverà il suo linguaggio poetico più disteso, rasserenato dai colori e dall’atmosfera del Midi.
Lungo il percorso espositivo i visitatori avranno modo di capire come fu possibile che Chagall, pur vivendo in un perenne esilio, non abbia mai perso quel filo rosso che gli tenne sempre nel cuore il bimbo che era stato; come seppe mantenere intatta, attraverso il tempo e le vicissitudini terribili che attraversarono la sua esistenza, la forma dello stupore, la gioia della meraviglia di fronte alla natura e all’umanità e, insieme ad esse, la fiducia di credere e di provare in tutti i modi a costruire un mondo migliore.
La mostra sarà anche l’occasione per venire a contatto della poetica pittorica di Chagall e del linguaggio usato. Un idioma nato dall’assimilazione delle tre culture cui appartiene: la cultura ebraica (dalla cui tradizione visiva dei manoscritti ornati egli trae gli elementi espressivi, non prospettici a volte mistici della sua opera); la cultura russa (cui attinge sia attraverso le immagini popolari dei luboki che attraverso quelle religiose delle icone); la cultura occidentale (in cui assimila grandi pittori della tradizione, da Rembrandt come gli artisti delle avanguardie che frequenta con assiduità).
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