The Heroes
La collina degli Eroi
Da quando il cinema esiste centinaia e centinaia di libri sono stati la fonte di ispirazione per numerosi film e la maggior parte di essi sono diventati anche ottime trasposizioni cinematografiche.
Ma vi è mai capitato di leggere un libro e di pensare sempre più insistentemente che per una volta sia un film a trasformarsi in un romanzo? E' una sensazione strana da immaginare ma con The Heroes può accadere. Non esiste alcuna pellicola a cui si è ispirato Joe Abercrombie ovviamente, ma, più che un libro, a volte sembra di avere in mano una sceneggiatura. Il ritmo è incalzante, i dialoghi semplici e le descrizioni brevi e concise, poco è lo spazio per i viaggi interiori dei personaggi e tanta è invece l'azione.
Di eccellente fattura senza dubbio, questo romanzo si presenta come spin-off di una trilogia scritta dallo stesso autore, intitolata The First Law, non ancora edita in Italia.
L'idea di iniziare la lettura di una “saga” partendo da un derivato di essa è alquanto inusuale, ma lo stile vivace di Abercrombie fa si che questa perplessità passi subito in secondo piano. I numerosi riferimenti alla trilogia principale non influiscono in nessun modo sulla comprensione di The Heroes, anche perchè ciò che di importante c'è da sapere sui romanzi precedenti è tutto presente nel libro.
Ma di cosa parla questo romanzo? Di una guerra, un'epica guerra a suon di spade e scudi di cui non si capisce bene il “casus belli” e che nemmeno i protagonisti aiutano a capire, ma, a quanto pare, per l'autore anche questo è di poco conto. Gli unici dettagli forniti a riguardo sono la sua durata, tre giorni, e il luogo dove si svolge, una collina chiamata “la collina degli eroi”, punto strategico di fondamentale importanza.
Arrivati a questo punto può sembrare che quest'opera non abbia corpo, ma il bello sta proprio nel suo essere assolutamente atipica. Un altro esempio? Nella battaglia che si svolge, dove le forze in campo che vanno a scontrarsi sono i “Guerrieri del Nord” da una parte e “l'Alleanza del Sud” dall'altra, la scelta di chi sono i buoni e chi i cattivi spetta solo e soltanto al lettore. Questo è dovuto al gran numero di personaggi presenti, ad alcuni dei quali l'autore ha affidato la narrazione delle loro gesta in prima persona. Guerrieri che combattono per il solo senso del dovere, senza alcun motivo personale diverso da quello di servire il loro padrone, focalizzando quindi l'affinità che si crea con essi in base solamente al carattere che l'autore ha delineato per loro. C'è spazio per tutti, combattenti valorosi, eroi, codardi, disonorati, pazzi, giovani, vecchi, donne guerriere e non, o un misto di alcune di queste. Dei narratori sopra citati, tre sono quelli che spiccano di più rispetto ad altri o perlomeno sono quelli a cui è stato riservato un ruolo di maggiore importanza. Tre armigeri completamente diversi tra loro, due per il nord e uno per il sud, ognuno con un motivo del tutto personale per essere presente alla battaglia. Ve li presento: Curden detto “lo Strozzato”, luogotenente e fedele consigliere del protettore del Nord; il principe Calder, sorvegliato speciale in quanto molto incline alla corruzione e al tradimento; e infine Bremer Dan Gorst, ex Primo Cavaliere del Re ora Osservatore Reale, caduto in disgrazia per motivi non ben definiti ma in grado di distinguersi in battaglia per la sua forza e il suo valore ineguagliabili.
Parlare quindi di un vero e proprio protagonista è impossibile visto che tra i personaggi principali nessuno prevale nettamente sugli altri, senza contare gli altri narratori minori a cui comunque vengono dedicati anche interi capitoli.
Tornando alla guerra, è interessante il modo in cui Abercrombie rende affascinanti tutti i fattori di cui essa si compone. Innanzitutto l'accuratezza dei dettagli nel corso degli scontri corpo a corpo che sono in grado di rendere al lettore un'immagine chiara e coinvolgente di ciò che succede, non meno lodevoli sono però i momenti di calma apparente, nel quale i due Stati Maggiori preparano le strategie o gli esploratori cercano il miglior punto di osservazione sul nemico. Da non tralasciare poi gli stati d'animo delle truppe o delle “dozzine” come le chiama lo scrittore, per nulla abbandonate ad un ruolo secondario come spesso accade in questo genere di romanzi, a meno che il protagonista non ne faccia parte ovviamente.
I colpi di scena sono quindi assicurati fino all'ultimissima pagina, laddove potrebbe sorgere il dispiacere di essere giunti al termine di questi tre intensi giorni di battaglia, dove non mancano gli amori, i sotterfugi e i dissapori anche all'interno delle due fazioni, come anche un pizzico di misticismo che in questi romanzi non fa mai male.
C'è un quesito però con cui val la pena di concludere ma soprattutto al quale vi incito a trovare risposta, ovvero, chi sono veramente questi “Heroes”? A voi il gusto di scoprirlo.
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