GHITTA CARELL e
il potere del ritratto
Ritrarre l'anima
“Fotografava solo 'il meglio': aristocratiche con figli e cani aristocratici, poeti, scrittrici, dive intellettuali, generali, gerarchi, membri di case regnanti. Fotografava solo gente bellissima o che lei riusciva a rendere bellissima: le sue donne sembravano sempre regine inavvicinabili eppure dolcissime, i suoi uomini forti intelligenti, dominatori. È naturale che Ghitta Carell fosse soprattutto negli anni Trenta italiani, la fotografa di moda più ricercata”.
Il giudizio autorevole espresso da Natalia Aspesi sulla Carell (1899 – 1972) è attuale ancora oggi, e la mostra retrospettiva ospitata presso la Fondazione Pastificio Cerere, indagando su fronti diversi, lo dimostra in pieno. Da una parte si affronta il tema del ritratto come questione fondamentale nella storia della rappresentazione visiva e come punto nodale dell’arte moderna; dall’altra, viene valutata la produzione dell’artista all’interno degli sviluppi socio-antropologici dell’Italia nel periodo in cui ha operato.
La Carell apprende i segreti della tecnica fotografica a Budapest e prosegue la sua formazione fotografica a Vienna e Lipsia, per approdare nel 1924 a Firenze, dove frequenta l’ambiente mitteleuropeo che si ritrovava a Fiesole in casa dello scultore Mark Vedres e della di lui moglie Matild, storica dell’arte. In seguito si trasferisce a Milano, dove diventa una fotografa molto apprezzata, soprattutto dai personaggi dell’alta finanza. La sua fama raggiunge facilmente la media borghesia, che comincia a considerare le fotografie di Ghitta Carell come una prova di affermazione sociale. Si trasferisce nella Capitale, vicino a Piazza del Popolo, dove riesce a conquistare la gente che conta. Famose ed epocali le foto che ritraggono Edda e Galeazzo Ciano, Mussolini, Alberto Savino, Pio XII o i rampolli della nobiltà romana.
Dopo il secondo conflitto mondiale torna l’antica fama e tutto il gotha democristiano (De Gasperi, Gronchi, Andreotti ecc.) posa sotto le lampade di questa fotografa come attrici, scrittori e giornalisti di vaglia (Cesare Pavese, Valentina Cortese, Camilla Cederna). Si allontana dall’Italia sul finire degli anni Sessanta per trasferirsi in Israele, ad Haifa, dove muore nel 1972.
Lo scrittore Cesare Pavese, 1948,
stampa gelatina sali d'argento, 18 x 24 cm,
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