CON ORO E COLORI PREZIOSI E BUONI
Perugino a Corciano 1513-2013
Capolavoro in provincia
Corciano è un comune a pochi chilometri da Perugia; nella zona sono state riscontrate presenze di civiltà neolitica, etrusca e romana mentre il nome di Castrum di Corciano è citato in un documento di Papa Innocenzo II. Corciano seguì poi le vicende del Comune di Perugia e dello Stato della Chiesa fino all'annessione al Regno d'Italia. Il centro storico è di piacevole aspetto, molto ben tenuto e contiene alcuni interessanti edifici antichi e chiese. Tra queste spicca quella di Santa Maria Assunta che ospita esattamente da cinquecento anni una pala d'altare del Perugino che una mostra dal titolo Con oro e colori preziosi e buoni. Perugino a Corciano 1513-2013 illustra in ogni suo particolare storico e artistico.
Il 18 dicembre del 1512 i maggiorenti di Corciano stipularono a Perugia, rogante il notaio Felice di Antonio, un contratto con Pietro Vannucci, detto il Perugino, che in cambio di 100 fiorini d'oro si impegnò a dipingere una tavola centrale ed altre di contorno per una complessa macchina lignea dietro l'altare maggiore della chiesa gotica dell'Assunta. La frase “con oro e colori preziosi e buoni” è scritta nell'atto e costituisce l'impegno del pittore che lo onorò nel tempo, insolitamente breve per lui, di otto mesi. Per la parte lignea era già stato stipulato un accordo, sin dal 1509, con il noto artigiano intagliatore Antonio Bencivenni da Mercatello; in questo accordo il Mercatello in cambio di 25 fiorini si era impegnato a costruire una grande macchina lignea identica a quella già predisposta a Perugia nella Cappella Degli Oddi in San Francesco al Prato su commissione di Alessandra Baglioni Degli Oddi e contenente la pala dell'Incoronazione di Raffaello. All'epoca il Perugino era un noto ed affermato pittore; nato a Città della Pieve nel 1448, dopo un apprendistato in Umbria, si trasferì a Firenze dove lavorò nella bottega del Verrocchio entrando anche in contatto con il Botticelli ed il Pollaiolo: con il primo, il Ghirlandaio e Cosimo Rosselli lavorò agli affreschi laterali della Cappella Sistina e sua è l'opera rappresentante la Consegna delle chiavi. Fu maestro di Raffaello che frequentò la sua bottega ma sentendosi man mano superato dal mutevole gusto artistico si ritirò in provincia accettando numerose commissioni di chi continuava ad apprezzare la qualità della sua pittura e disseminando molti suoi dipinti in vari centri dell'Umbria. Morì vicino a Perugia nel 1523.
Il dipinto, avente per soggetto l'Assunzione della Vergine è su tavole di legno di pioppo di cm. 256x150, è stato posto nella chiesa nell'estate del 1513 e da allora vi è sempre rimasto pur subendo varie vicissitudini e numerosi restauri. In origine la chiesa era in stile gotico con una complessa macchina lignea contenente la tavola citata e nella predella due piccole tavole, cm. 33x72, inoltre forse era completata da altri dipinti spariti senza lasciare traccia documentaria. Cambiamenti nella liturgia, dopo il Concilio di Trento, portarono allo smantellamento dell'apparato ligneo, successivi interventi nel '600 e nel '700 lasciarono in evidenza solo la pala del Perugino sull'altare maggiore mentre le due tavolette trovavano varie collocazioni in chiesa e in sacrestia; nel 1838 la grande tavola ebbe un accurato restauro documentato da parte di Giuseppe Carattoli, allora affermato restauratore, e nel 1936 un intervento di Carlo Cussetti che raccolse una rilevante documentazione fotografica e riunì le due tavolette della predella al dipinto principale. L'ultimo intervento è avvenuto nel 2003 ad opera di Giovanni Manuali. Per quanto riguarda la chiesa fu completamente ricostruita a metà '800. Nell'ambito della mostra la tavola è rimasta nella sua sede originaria ma per apprezzarne la storia è stato predisposto un progetto di proiezioni virtuali che permettono di sovrapporre al dipinto le varie fasi storiche basate sulla documentazione raccolta. Il resto dell’esposizione si trova nella sconsacrata chiesa di San Francesco e contiene alcune opere pittoriche e documentarie in rapporto con l'opera del Perugino. Sono esposti volumi degli atti rogati dal notaio Antonio di Felice che contengono il contratto con l'artista e donazioni testamentarie di ricchi corcianesi per finanziare le spese per dipinto e carpenteria. A questo proposito si pone l'accento sull'abilità degli artigiani che riuscivano a creare grandi cornici lignee; sono esposte in maniera virtuale la Pala Oddi di Raffaello, ora nella Pinacoteca Vaticana, ed in copia ottocentesca la Pala dei Decemviri del Perugino, anch'essa in Vaticano, per esaminare la preziosità degli apparati lignei posti a contorno di grandi pale d'altare.
Molto interessante la cornice della Pala di Loreto del Perugino ritrovata nei depositi della Galleria Nazionale dell'Umbria dopo che il dipinto originale, privato della cornice, era stato venduto alla National Gallery di Londra; nel corso del restauro sotto la scritta con il nome della famiglia che possedette per diversi anni la tavola è riemerso il nome di Hoannes de Dalmatia magister lignarius che costruì la cornice; la tavola fu originariamente dipinta nel 1507 dal Perugino per la chiesa di Santa Maria dei Servi in Perugia, l'edificio fu demolito nel 1542 per la costruzione della Rocca Paolina e l'opera ebbe varie vicissitudini finché finì a Londra. Fortunatamente nei primi dell'ottocento ne era stata fatta una copia che ora è stata sistemata nella cornice originale.
La mostra è quantitativamente modesta ma di elevata qualità e d’interesse per i risultati scientifici raggiunti e per alcune curiosità che espone. |