Storia di un corpo. daniel Pennac
I pensieri del corpo
Ridere, piangere, riflettere, analizzare, scoprire, valutare, sorprendere e chi più ne ha più ne metta, sono tutte le reazioni a cui dovrete far fronte qualora decideste di leggere questo libro, o forse è meglio dire questo diario. Perché è di questo che si tratta in realtà, delle memorie di un anonimo personaggio che, in seguito ad un “banale” trauma infantile, dall'età di dodici anni decide di tenere un diario molto particolare dove annotare tutto ciò che riguarda il suo corpo. Badate bene, “il suo corpo”, da non confondere con quei diari dove si annotano i propri pensieri o i propri ricordi intesi come momenti da non dimenticare. Perché di ricordi ce ne sono sicuramente, tutti però legati al corpo umano, al suo funzionamento e alla sua evoluzione. Nessuno sconfino quindi nei pensieri più personali o, come dice il protagonista, in quelli più intimi laddove il diario in questione perderebbe il suo senso.
Le capacità letterarie di Daniel Pennac, autore del libro, sono ben note a molti grazie anche alla lunga lista di romanzi nati dalle sue mani, a cui si aggiunge quest’ultimo. Questa volta però egli decide di farsi estraneo alla stesura dell'opera, assumendo il ruolo di portavoce.
L'autore lascia infatti il compito della narrazione al suo misterioso protagonista, il padre di una cara amica (immaginaria?) che in punto di morte dona alla figlia il diario da lui scritto per il motivo sopra menzionato, contenente stralci di giornate documentate nel corso degli anni. L'uomo vive in prima persona ogni tipo di esperienza che il ventesimo secolo è in grado di offrirgli, tutte analizzate dal punto di vista del corpo, valutando le reazioni che esso ha dinanzi a determinate situazioni e sottolineando alcuni particolari a cui molto spesso non si fa caso, o per pudore si evita di menzionare.
Notevole è la cura che Pennac ha avuto di tutti i particolari legati al percorso generazionale che il corpo intraprende, o molto più semplicemente delle varie fasce d'età che esso attraversa. Il punto di partenza sono quei dodici anni che rappresentano il periodo in cui si prende sempre più coscienza di se stessi e delle proprie capacità, raccontati con l'entusiasmo che ne consegue. Li inizia il tempo delle grandi scoperte e di quei traguardi che sembrano grandi trionfi, ma che tali sono soltanto nell'istante in cui si ottengono, per poi trasformarsi in normali abitudini giornaliere, in attesa di un altro successo da godere con quell'ingenuità tipicamente infantile. Ma così come la giovane età è caratterizzata dalla curiosità di vivere cose nuove, la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta sono segnate dalle grandi delusioni d'amore, dai primi impegni lavorativi e dall'inserimento in una società che a fatica si comprende; e come aumentano le dure realtà, c'è sempre meno tempo per dar sfogo alle proprie analisi corporee all'interno di questi ambiti, che si riducono sempre più ad appunti sporadici. La fase finale poi, quella dell'anzianità, sortisce il medesimo effetto ma per ben altri motivi, facilmente comprensibili certo, ma che se colti nel corso della lettura colpiscono molto più a fondo.
Altro punto a favore del romanzo è la ricchezza dei temi affrontati. I legami con la famiglia e con gli amici innanzitutto e quelli a essi legati come l'amore e il rapporto (a volte difficile) tra genitori e figli, a cui si aggiungono poi l'adulterio, la sessualità, la malattia, le guerre e tanto altro ancora. Il corpo viene proiettato all'interno di queste tematiche non come coinvolgimento sentimentale ma come invece questo reagisce rapportato ad esse.
Tutto ciò è raccontato con quell'ironia schietta che fa di Pennac un maestro nel suo genere letterario.
Non per niente la prima reazione sopracitata è proprio “ridere”, non risate banali, ma quelle genuine che a volte vengono fuori anche dalle cose più semplici, o da quelle persone in grado di esorcizzare il dolore e la sofferenza nei momenti più impensabili esaltando la gioia di vivere, cosa che senza dubbio il protagonista ed alcuni personaggi che lo circondano sono in grado di fare.
Pennac ci regala un diario d'autore coperto dall'anonimato, ma che senza dubbio raccoglie molti dei suoi pensieri. Non fatevi ingannare dal fatto che le memorie scritte sono tutte di parte maschile, perché i contenuti sono indirizzati indistintamente a tutti, o meglio, come è scritto nella quarta di copertina: “a tutti quelli che hanno un corpo”, e questo è assolutamente vero, provare per credere.
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