Culto mito fascino delle “cose”che ci accompagnano
ci guardano e ci completano
“cose” che amiamo credendole eterne
“cose” che raccontano nel tempo
il nostro sogno di immortalità.
Per questo le amiamo come amiamo l’arte
”sublime del falso” figlia e madre che ci supera
che “vive”impregnata di noi come di un profumo
che ci racconta più di quanto sappiamo.
E noi...che amiamo le “cose” chiamandole oggetti,
che le abbiamo avute con passione o distrattamente
che le accarezziamo pensando di spostarle
che le guardiamo essendone gelosi
noi non sappiamo...quanto passiamo in loro
né quanto resta di loro in noi
e attraverso quante vite le cose oggetto
ci continueranno.
PIZZI CANNELLA
evoca l’anima e il profumo delle “cose”
e dal pennello intriso d’ombra
appaiono rimpianti e nostalgie:
visioni di cupole, paesaggi con voli di uccelli,
ventagli e cattedrali, lampade, gioielli, favolose mappe
e sfila un mondo silenzioso
culminante nel sogno delle vesti,
sospiri di colore tra neri e creme doré
mentre affiorano canti di invisibili regine della notte.
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Al primo incontro...stupiscono e incantano
le creature-oggetto di Piero Pizzi Cannella
elementi animati della “favola”
o poesia di magici amuleti sul filo del ricordo?
Ma quando i quadri virano in racconto
ricreati nel gioco visionario della mente
allora avviene il mutamento e appaiono miraggi
come di volti, mani, corpi in movimento
figure sospese rivelate dall’artista che,
mentre a volte la pittura muore,
soffia su un mondo inanimato
nel quale accende il battito del cuore.
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