PEGGY GUGGENHEIM OVVERO TUTTO PER BENE.
Il titolo di una famosa commedia di Luigi Pirandello, ‘Tutto per bene’, è possibile unirlo alla Figura di Peggy Guggenheim, che diceva essere suo dovere proteggere l’arte del suo tempo.
Parte da questo basilare concetto l’idea di creare un museo d’arte contemporanea all’insegna della ‘determinazione ed immaginazione’, qualità queste che ereditò dal nonno Meyer. La fortuna di Meyer proveniva da investimenti fatti nel campo manifatturiero e dalle importazioni, sfruttando particolarmente le miniere di metalli.
Ma pur non possedendo abbastanza denaro, la giovane Peggy studiava il modo di ridurre le spese personali, anche per evitare di interrompere gli impegni che aveva preso con diversi amici di vecchia data e con artisti che manteneva da anni.
Nata nel 1898, inaugurò la prima galleria dopo quaranta anni, a Londra. Marcel Duchamp le insegnò la differenza tra arte astratta e surrealista. Da allora, con consigli dello stesso Duchamp e di altri artisti, inaugurò una serie di mostre e acquistò, anche, diverse opere. Ma stanca di inaugurare mostre, decise di aprire un museo di arte contemporanea arricchito dagli acquisti fatti nel frattempo. Incoraggiata da Duchamp e da Herbert Read iniziò a collezionare arte cubista, astratta e surrealista.
Nel frattempo dopo Londra, approdò a Parigi per poi arrivare a New York, sempre organizzando mostre. Ritornata in Europa nel 1947, andò a cercare casa a Venezia e nel 1949 acquistò l’incompiuto Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande nei pressi della Salute. La denominazione ‘dei Leoni’ è dovuta alle grandi teste di leone scolpite in pietra e poste lungo la facciata.
Dopo la partecipazione alla Biennale del 1948 dove espose, per la prima volta in Europa, opere di Gorky, Pollock e Rothko, Peggy fu invitata a presentare la sua collezione a Palazzo Strozzi a Firenze, e a Palazzo Reale a Milano.
Nel 1950 espose l’intera collezione di 18 quadri di Pollock al Museo Correr di Venezia. Peggy, trascorse così il resto della vita a Venezia dove potè realizzare il museo d’arte contemporanea. Acquistò anche opere di pittori astratti veneziani come Tancredi.
Ma negli anni ’60, il costo sempre più alto dell’arte contemporanea la portò ad interrompere la collezione. Pur avendo donato, sia il Palazzo che la collezione alla Fondazione Solomon R. Guggenheim creata dallo zio, ottenne che rimanesse a Venezia.
Allo spettacolo indiscusso di Venezia e del Canal Grande, che ho già descritto in altri articoli, si unisce anche quello del Museo d’Arte Contemporanea della Collezione Peggy Guggenheim.
È una tappa obbligata per chi viene a Venezia, perché oltre al fascino dell’aura che emana la storia del Museo, c’è quello di poter vedere le opere di tanti artisti non solo astrattisti, si passa da Karel Appel ad Alexander Archipenko, da Arman a Jean Arp, a Bacon, a Baj, a Balla fino a Boccioni. E poi Brancusi, Braque, Calder, Campigli, Chagall, Dalì, De Chirico, Duchamp, Ernst e Giacometti. E poi ancora Gorky, Klee, Malevich, Marino Marini, Mirò, Moore, Ricasso, Pollock, Rothko e Severini. C’è anche Tancredi, Vedova fino a Villon e tanti tanti altri. Ci sono, poi, le sculture dall’Africa, dall’Oceania, dalle Americhe, dal Giappone, da Corfù.
Mi sembra che ci siano validissimi motivi per venire a guardare un certo tipo di Arte.
Gioiosa e creativa visita.
dicembre 2012 |