UCCIDERE EQUIVALE A CREARE ESSENDONE IL CONTRARIO?
PER QUESTO IL MASCHIO UCCIDE PIU’ DELLA FEMMINA?
RISPONDERANNO “I MASNADIERI” DI SCHILLER CHE TORNANO IMPETUOSI NELLA MESSA IN SCENA FIRMATA DA GABRIELE LAVIA.
I masnadieri, prima opera teatrale del ventitreenne Fredrich Schiller, andò in scena
per la prima volta a Mannheim il 13 gennaio 1782 riscuotendo grande successo da
parte di un pubblico in delirio, mentre l’autore, in occasione di una delle repliche,
verrà arrestato, imprigionato e diffidato dalla polizia a non scrivere in futuro nulla se
non di medicina. E dunque niente più teatro. Ma le cose andranno poi diversamente.
Questi “masnadieri”, tratteggiati dal poeta tedesco dell’”Ode alla Gioia”, sono maschi
che, inseguendo sogni impossibili di libertà e di giustizia lottano contro altri maschi
detentori di un potere autoritario assoluto. Egualmente spietati e feroci si battono
entrambi per scopi apparentemente diversi in un mondo cruento dove il femminile,
forse immaginario, fa parte dell’utopia: un sogno impossibile come impossibile è
separare, in ogni essere il bene dal male, elementi egualmente necessari alla
sopravvivenza della specie. Attorno a questo drammatico eterno nodo si svolge la
storia dei due fratelli, Karl e Franz che, oltre vistose apparenze, sono fatti della
stessa sostanza...umana. Sembra che solo la morte sia un fine concreto e
raggiungibile di potenza, per colui che non procrea. Mentre Lei... è la dea.
Gabriele Lavia dopo trent’anni, torna a mettere in scena questo testo geniale e
romantico sorprendentemente “moderno” e poiché Schiller fa un discorso non tanto
politico quanto antropologico, temiamo che questo testo eternamente giovane, scevro
da eleganti e comode ambiguità intellettuali, abbia buone speranze di restare per
sempre tragicamente attuale come attuale ci sembra questa indicazione dell’autore:
"Ed ora, alla fine tanto seria del nostro secolo, mentre la realtà diviene
poesia, l'arte può, anzi deve tentare alti voli sul palcoscenico,
ché altrimenti sarà umiliata dal palcoscenico della vita.”
Lo spettacolo, in scena in questi giorni al Teatro Argentina di Roma, realizzato da
giovani per giovani d’ogni età, è cruento e tempestoso ma, incredibile a dirsi, è molto
divertente, connotato da ritmi caotici e precisi tra tempi e controtempi, dove buoni e
malvagi sono “piacevolmente” masnadieri. Grande merito della regia (che non da
agli interpreti un attimo di respiro) è il procedere diretto senza compiacimenti,
mentre il pubblico non perde una sola parola e non fiata per oltre due ore, pur
applaudendo spesso a scena aperta e tributando poi, a fine spettacolo, consensi
entusiastici inequivocabilmente sinceri.
I venti attori e l’attrice Cristina Pasino (unico raggio di sole nella furia di un
dramma tenebroso e distruttivo squisitamente maschile) sono perfetti. Bravissimi i
due fratelli-protagonisti, il padre e la fanciulla che, anche grazie al testo,
brillantemente tradotto da Chiara De Marchi, fanno sfoggio di individuale creatività.
E dunque meritati applausi all’intero cast formato da: Gianni Giuliano (Moor), Simone Toni
(Karl), Francesco Bonomo (Franz), Cristina Pasino (Amalia), Marco Grossi (Spiegelberg),
Filippo De Toro (Schweitzer), Luca Mascolo (Grimm), Fabio Casali (Razmann), Giulio
Pampiglione (Schufterle), Giovanni Prosperi (Roller), Alessandro Scaretti (Schwarz),
Michele Demaria (Hermann), Daniele Gonciaruk (Daniel), Giulio Pampiglione (Frate
Moser), Carlo Sciaccaluga (Frate Moser), Andrea Macaluso (un prete), Davide Gagliardini
(1°masnadiero), Carlo Sciaccaluga (2°masnadiero), Andrea Macaluso (3°masnadiero),
Daniele Ciglia (4°masnadiero), Daniele Gonciaruk (5°masnadiero).
Anche le scene di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le musiche di
Franco Mussida, chitarrista della PFM e le luci di Simone De Angelis,
hanno grande merito nel successo di questa messa in scena spregiudicata e rigorosa,
firmata da Lavia. Che altro dire...ci piacerebbe che l’idea della Compagnia del Teatro
di Roma potesse presto stabilmente concretizzarsi.
Lo spettacolo, prodotto del Teatro di Roma e dal Teatro Stabile dell'Umbria,
in collaborazione con La Versiliana Festival, si replica al Teatro Argentina di Roma,
Largo di Torre Argentina 52, fino a domenica 1 aprile. 2012.
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