Newsletter
Redazione
Informazioni
Contattaci
Editore
hochfeiler
facebooktwitter youtube
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Patrocinio di
Municipio Roma 16
Società Dante Alighieri

 

a tu per tu con natalia titova in occasione dello spettacolo "tutto questo... danzando!"

intervista di Linda Fratoni

 

Il contenuto di questa pagina richiede una nuova versione di Adobe Flash Player.

Scarica Adobe Flash Player

Domenica 15 aprile ripartirà dal Gran Teatro di Roma l'attesa commedia musicale "Tutto questo... DANZANDO!" che narra, attraverso straordinarie coreografie, un indimenticabile viaggio a bordo di una nave da crociera.
Protagonisti e passeggeri della "nave ballerina" sono Natalia Titova e Samuel Peron, volti storici dell'attuale programma RaiUno "Ballando con le stelle", insieme ai loro amici e colleghi delle passate edizioni del programma televisivo: Vicky Martin, Lucio Cocchi, Agnese Junkure e, mascotte del gruppo, il nuovo compagno di viaggio Gaetano Parisi.
Abbiamo approfittato dell'imminente "partenza" della nave di "Tutto questo... DANZANDO!" per intervistare la bravissima ed affascinante Natalia Titova, che si è raccontata ai microfoni di Roma Cultura.

Nel 1998 sei arrivata in Italia, un paese molto diverso dalla Russia sotto tanti aspetti. Cosa ti ha spinto a venire qui, è stato difficile integrarti e cosa ha significato per te questo cambiamento di vita a livello personale e professionale?

A Mosca stavo bene, avevo già la mia scuola, la mia famiglia, lavoravo, ballavo nelle gare internazionali per la Russia e non avevo il sogno di lasciare la mia terra. Per il mio insegnante è stato davvero difficile convincermi: ci ha messo un mese e mezzo. Mi ha consigliato di iniziare facendo delle vacanze romane per due settimane. Così sono arrivata in Italia. Avevo il biglietto di ritorno per la Russia ma spostavo la data giorno dopo giorno e alla fine sono passati quindici anni. E' stato un piccolo assaggio che è durato tutto questo tempo.
Credo sia stata la voglia di avere una pagina bianca per iniziare a creare qualcosa di nuovo a spingermi a venire in Italia. Integrarmi, però, è stato molto difficile perché parlavo solo inglese e non sapevo una parola di italiano. Sono venuta da sola, nessuno sapeva il russo e non tante persone parlavano inglese, specialmente quindici anni fa. Mi esprimevo solamente a gesti e ci sono stati momenti molto imbarazzanti. Mi sentivo come allo zoo: osservata da tutti senza poter rispondere e dire niente. Avevo tanta voglia di parlare e di lavorare. Mi avevano chiamato dalla Federazione italiana danza sportiva per ballare qui in Italia e fare gare per l'Italia ma inizialmente, non sapendo l'italiano, lavorare è stato molto difficile. Non riuscivo neanche ad insegnare e per me, che ero abituata a farlo dalla mattina alla sera, è stato davvero un periodo duro. Inoltre, la mentalità italiana è completamente diversa da quella russa. Sono nata nel periodo rigido del regime comunista quando soffrivamo nella speranza di un buon futuro, non sapendo quando questo futuro sarebbe arrivato. Vivevamo con l'obiettivo di fare il massimo tutti i giorni per migliorare. Arrivando in Italia mi sono resa conto che qui la vita è molto più tranquilla e non riuscivo ad insegnare perché entravo in contatto con ragazzi che volevano fare le gare e desideravano vincere ma non capivano che per vincere ci vuole sacrificio e sudore. Mi sono trovata in una realtà nella quale spesso si fa qualsiasi cosa non per imparare, superare gli ostacoli e quindi crescere ma solo per passare il tempo. E questo non riuscivo ad accettarlo e ne soffrivo. Dopo circa sei mesi è arrivato il momento psicologicamente più difficile perché tornavo periodicamente a Mosca e mi rendevo conto che lì stavo perdendo tante delle cose che avevo creato fino a 23 anni e nel frattempo qui in Italia non avevo ancora realizzato nulla.

Natalia tu non hai praticato solo la danza ma anche pattinaggio artistico, nuoto, pallavolo... Cosa rappresenta per te lo sport?

Da piccola ho praticato tanti sport. A tre anni già stavo sui pattini, poi ho fatto nuoto, danza classica… Ho provato anche con il canto perché mia nonna era cantante d'Opera al Bolshoi. Ho provato anche il pianoforte ma è durato poco perché proprio non ce la faccio a stare seduta e ferma. Papà mi ha insegnato a sciare e mia madre, appassionata di pallavolo, mi ha mandato ad una scuola olimpica, perché in Russia se si fa qualcosa la si deve fare seriamente.
Lo sport per me è uno strumento per conoscersi, per crescere, per superare i propri limiti, affrontare le difficoltà e capire cos'è il sacrificio nella vita, l'adrenalina sportiva.
Ho provato tanti sport non per passare il tempo ma per riuscire a superare i miei problemi personali, di salute, di timidezza.

Hai dovuto sfidare anche un problema al ginocchio, vero?

Si, sono nata con l'osteomielite del ginocchio e devo ringraziare mia nonna che ha trovato un professore molto famoso e importante che appena mi ha visto mi ha portato in sala operatoria. Se fossero passati altri giorni probabilmente avrebbero dovuto amputare la gamba. Mi era stato vietato qualsiasi tipo di agonismo ma ringrazio i miei genitori che non si sono arresi di fronte a questo grande problema spronandomi a provare e praticare tanti tipi di sport.

Oltre alla bravura e all'emozione che trasmetti mentre balli, ciò che affascina di te è la tua innata eleganza che esprimi anche attraverso i tuoi abiti di gara. E' vero che ami disegnarli tu stessa? Quant'è importante per te l'abito che indossi durante il ballo?

Quando facevo la gare disegnavo i miei abiti e ora a "Ballando con le stelle" collaboro con i bravissimi costumisti del programma. L'abito è importantissimo perché fa parte di te. Se tu vuoi esprimere qualcosa devi essere vera e devi cercare dentro di te emozioni vere. Non puoi fare sorrisi finiti o espressioni finte perché non funzionano. Se sei vero e non artificiale il ballo risulta bello. Ci si deve fare la domanda "Cosa voglio essere? Cosa voglio raccontare alle persone?". Io non voglio essere provocante o sexy, perché non mi sento così. Voglio essere elegante perché dentro di me trovo questo tipo di emozioni. E' da queste riflessioni che nascono i miei vestiti, solitamente molto chiusi ma molto trasparenti. Mi piace scoprire la schiena perché forse, per via della timidezza, sento di esprimermi al meglio girando la schiena verso il pubblico.

A proposito di abiti, ne abbiamo ammirati di meravigliosi indossati da te durante lo spettacolo "Ballando con le stelle", il programma che ti ha fatto conoscere ed apprezzare dal grande pubblico. Cosa ti sta dando questa esperienza?

A "Ballando con le stelle" non faccio una cosa diversa da quello che facevo prima perché sono sempre stata ballerina e insegnante. Però questa trasmissione rappresenta per me, ogni anno, un compito molto importante: fare coppia con una persona che proviene da un mondo diverso da quello del ballo e che non sa quanti sacrifici, quanta stanchezza e quanti problemi psicologici lo attenderanno durante lo spettacolo. Creare una coppia con questa persona ed insegnarle in tempi brevi a ballare è per me un grande compito, non facile, che mi aiuta anche nella vita e nel mio mestiere di insegnante. Ogni nuovo allievo ha i suoi problemi e le sue timidezze e il modo di insegnare deve adattarsi ad ognuno. Quest'attenzione alle esigenze e ai problemi di chi ti sta di fronte aiuta non solo nel lavoro ma anche nelle amicizie e nell'amore. "Ballando" mi ha permesso anche di sperimentare il teatro, la recitazione, la conduzione di serate… e da ogni possibilità si deve imparare qualcosa. Ho sempre i piedi per terra e so che la mia vita è la danza e l'insegnamento ma tutto il resto ben venga perché mi permette di imparare cose nuove.

"Ballando con le stelle" ti ha portato popolarità e amore. Da questo amore è nata Sofia. Come riesci a conciliare l'essere mamma con il ballo a livello agonistico?

Ho smesso di fare agonismo cinque anni fa però continuo ad insegnare nella mia scuola e a gestirla, a fare spettacoli teatrali, ad insegnare a "Ballando con le stelle". Massimiliano (ndr: Massimiliano Rosolino, compagno di Natalia) spesso non c'è. La sera arrivo a casa molto stanca, a volte non riesco nemmeno a struccarmi. Ma c'è Sofia. Finalmente posso abbracciarla e tenerla con me tutta la notte fino alla mattina quando arriva la tata e io scappo a "Ballando". Mi piace fare tutto! Credo che si possa fare tutto.

Natalia tu vivi la tua arte a 360 gradi ballando in ambienti molto diversi tra loro: studi televisivi, palcoscenici teatrali e, fino a qualche anno fa, piste di gara. Ambienti diversi vuol dire emozioni diverse?

Assolutamente si. In televisione sei di fronte alla telecamera e puoi solo immaginare che ci sia qualcuno che ti guarda da casa. In teatro invece c'è un contatto diretto con il pubblico. Inoltre, con Samuel (ndr: Samuel Peron, collega di Natalia) balliamo spesso nelle piazze. La gente in piazza è più sciolta rispetto al pubblico teatrale e noi proviamo una bellissima emozione quando, appena arrivati, la folla già ci applaude perché è lì per divertirsi. Ogni ambiente ti dà un'emozione diversa ed è diverso anche il modo di ballare.

Ora vorrei che tu parlassi ai nostri lettori dello spettacolo teatrale "Tutto questo... DANZANDO!" che ripartirà dal Gran Teatro di Roma il 15 aprile e che ti vedrà protagonista al fianco di Samuel Peron insieme ad alcuni vostri colleghi delle passate edizioni di "Ballando con le stelle".

E' una commedia teatrale scritta proprio su di noi: interpretiamo noi stessi e parliamo dei nostri desideri. Io sono Natalia e parlo russo, Samuel è veneto e parla sempre il suo dialetto, Viky è irlandese e ha difficoltà nel capire l'italiano… I registi e gli scrittori sono stati molto bravi a trovare la formula giusta per questo spettacolo: tanta musica, tanto ballo e tante battute. Sul palcoscenico ci divertiamo veramente, ci conosciamo tutti da dieci anni e questa complicità continua anche fuori dal teatro, in pizzeria, in albergo, in viaggio... E' tutto molto vero, c'è molto ballo e gli spettatori si divertono insieme a noi. Il pubblico italiano spesso non cerca la perfezione ma l'emozione e può emozionarsi anche solo trovando sul palcoscenico un personaggio televisivo. In questo è molto diverso dal pubblico russo.
Nella commedia "Tutto questo… DANZANDO!" noi capitiamo casualmente su una nave un po' magica dove tutto è fermo al 1935. Durante questa avventura ognuno scopre se stesso, racconta i suoi desideri e le sue debolezze e forse, almeno su questa nave, riusciamo a realizzare i nostri sogni.

Nel 2010 insieme a Patrizia Barsotti hai scritto la tua biografia dal titolo "Puoi volare anche se non hai le ali". Perché questo libro? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

La voglia di parlare, e forse anche di gridare, è nata nel momento in cui sono arrivata in Italia. Qui ho visto persone veramente talentuose che non sfruttano il proprio talento, che non colgono le occasioni, che non hanno voglia di crescere. Vedere tutto questo mi dispiace perché le occasioni della vita vanno colte al volo. Noi in Russia non avevamo possibilità. Io non avevo vestiti o scarpe da ballo… Mio padre ha realizzato le mie prime scarpe staccando i tacchetti dalle scarpe di mamma e mia madre faceva i miei primi vestiti. L'importante per me è stato avere un sogno e la voglia di realizzare questo sogno mi ha portato fin qua. Voi italiani avete molte più possibilità ma spesso non avete sogni e non averne uccide. Nel libro ho deciso di raccontare anche i miei momenti difficili per far capire che nonostante le difficoltà si può arrivare a realizzare i proprio sogni. Per questo dico: "Puoi volare anche se non hai le ali".

Ho scoperto con piacere che tu non sei solamente la maestra delle "stelle" ma potresti essere la maestra di tutti noi dato che dal 2008 dirigi, insieme ad Assia Troise, la Scuola di Ballo "Dance Lab Studio". L'apertura di questa scuola era uno dei sogni che sei riuscita a realizzare?

Si, è un sogno realizzato. "Dance Lab Studio" è una scuola molto bella che si basa su un sistema russo e americano, frequentata da persone di tutte le età. Ai bambini dai 3 ai 16 anni propongo sempre di praticare tre o quattro generi di ballo diversi per imparare molto ma anche per arricchire se stessi. Ci sono anche persone di settant'anni che frequentano la scuola per divertimento, facendo con entusiasmo ogni tipo di disciplina. Ora abbiamo aperto affianco alla scuola anche un bel locale che si chiama "Back disco live" e qui facciamo serate danzanti a tema. E' un'opportunità per passare una bella serata, fare un aperitivo e ballare.

Tornando per un attimo a "Ballando con le stelle", quanto pensi abbia influito sulla diffusione del ballo in Italia questa trasmissione televisiva?

Tantissimo, specialmente tra persone adulte. Non tutti i concorrenti di "Ballando" sono ragazzi di vent'anni… Ci sono personaggi di quaranta, cinquanta o sessant'anni che con tre mesi di trasmissione imparano a ballare. Questo è stato un forte stimolo per molte persone adulte che, pur se attratte dal ballo, pensavano di essere ormai fuori tempo massimo. Il messaggio che è riuscito a trasmettere "Ballando con le stelle" è che chiunque può ballare e Milly (ndr: Milly Carlucci, conduttrice del programma) ci tiene ad avere in trasmissione personaggi molto diversi tra loro che rappresentino varie tipologie di pubblico.

Noi di "Roma Cultura" ogni volta che abbiamo l'onore di intervistare dei grandi professionisti come te chiediamo loro di dare un consiglio a chi cerca di intraprendere la loro stessa strada. Tu che suggerimenti dai alle ballerine che sognano di raggiugere i tuoi livelli?

L'importante è essere consapevoli che ci saranno sempre momenti difficili nei quali vuoi smettere di ballare. Io dico sempre: meglio non smettere in quel momento e farlo quando stai bene, così non smetterai mai. Dopo un momento difficile ci sarà sicuramente un momento bello. Io nella vita ho avuto voglia di smettere di ballare quattro, cinque, sei, sette, dieci volte... Può capitare quando non riesci a fare niente, quando non raggiungi un buon risultato, quando non hai un ballerino partner… Ma quello che mi dico sempre in queste circostanze è: "non devo mollare, devo continuare ad allenarmi da sola, devo continuare a combattere contro il mio problema" e così si superano tutti gli ostacoli. Un altro consiglio che mi sento di dare a chi pratica seriamente il ballo è quello di non fissarsi su un solo genere perché il progresso corre e concentrarsi esclusivamente su una specialità è troppo poco. Più si è ricchi di stili diversi più si è bravi. Comunque l'importante è non mollare nei momenti difficili.

 

aprile 2012

Linda Fratoni

 

roma interactive

musei roma