DALLA TUNISIA LA MARCIA PERUGIA-ASSISI 2011
Quest’anno la Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli, nel suo cinquantesimo e nell’Anno Europeo del Volontariato, ha avuto il 26 giugno un’anticipazione a Sidi Bouzid, in Tunisia, per commemorare il giovane venditore ambulante che si diede fuoco per protestare contro anni di abusi e umiliazioni, prima del classico appuntamento del 25 settembre ideato nel 1961 dal filosofo Aldo Capitini, per una nuova fratellanza euro-mediterranea.
Far partire la marcia dalla località simbolo dell’avvio delle rivolte delle piazze arabe, per arrivare a Tunisi, dove si è svolto il Forum euro-mediterraneo, è stata l’occasione di riflessione sulle scelte ipocrite della politica verso i diritti umani e le opportunità mancate per la pace, con la partecipazione di centinaia di giovani provenienti dai paesi arabi e dall’Europa.
Sarà presente alla marcia per la pace anche il movimento degli Artisti Arte per con una lunghissima corda realizzata annodando l’uno all’altro i segmenti di due metri che ogni singolo artista è intervenuto a realizzare. L'opera collettiva Accordo di Pace sarà successivamente esposta, nella giornata dell’8 ottobre, sul ponte della Musica.
Alla primavera araba, confrontandola all'89 europeo, è stato dedicato, a Rovereto (Trento), il Sentiero di Pace 2011. Una “rivoluzione”, quella araba, che si vuole equiparare alla caduta del Muro per i possibili risvolti politici e alla guerra balcanica per la crescente violenza: ma il muro arabo non ha ancora travolto tutti i regimi autoritari del Maghreb e una definizione democratica è ancora lontana per chi ha conquistato la “libertà” e ancor di più per quei popoli che stanno ancora lottando per spodestare i dittatori.
La Libia è ad un passo dall'intraprendere un futuro senza Muammar Gheddafi, anche se il quotidiano francese Le Figaro si pone un quesito: Chi c'è dietro la ribellione Jamahiriya?, forse saranno dei gheddafiani a illuminare la strada, senza un vero cambiamento, come è già avvenuto in Tunisia e in Egitto.
Ora l’Occidente dovrà considerare la propria posizione nei confronti della schizofrenia manifestata dal capo clan siriano e mettere tra le priorità anche la questione yemenita, per non ritenere i Diritti Umani un’opzione facoltativa.
Il 2011 sarebbe stato il cinquantesimo anniversario del Muro di Berlino, se non fosse stato abbattuto nel 1989: per ventotto anni è stato il simbolo di terrore e divisione per un popolo, di una minoranza che controllava la maggioranza, e 22 sono gli anni che hanno scandito il ritmo dei cambiamenti che non hanno influenzato solo la Germania o l’Europa, ma il Mondo.
I Muri si possono abbattere e quello di Berlino rimane un monito per ogni gerarchia che vuol tenere divisi i popoli, isolarli uno dall’altro nel tentativo di fermare le vicende della globalità.
È necessaria una riflessione sulla Pace e i metodi per perseguirla quando chi contrasta la concordia è violento e armato: governi autoritari, con tiranni che gridano il loro orgoglio di popolo, intrattengono rapporti economici con tutti, ispirano il terrorismo, parlano di dialogo, incarcerano e torturano, annunciano cambiamenti, ordinano di sparare su manifestanti inermi, proclamano aperture democratiche, impongono il culto della persona.
Le vie della Pace sono dei sentieri appena tracciati ma estremamente accidentati, che spesso pongono dei dubbi su quale direzione percorrere. È difficile instaurare un dialogo con i violenti, sordi alle parole, che vomitano odio e non si limitano solo ad agitare i loro armamenti. |