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TARZAN E LA GIUNGLA

Oggi sono in vena di un serio sermoncino degno di severi modi talari! Che dico, quasi mi sento un marmoreo pulpito sotto i piedi. Mi perdonerete.

Crisi morale? Delirio mistico da incombente apocalisse?.. forse solo rabbia per l’umana tribù che si rigira nei suoi intrecci maleodoranti, ostinata e contenta d’aver scontentato cielo e terra per millenni.

Son tempi oscuri, oscurissimi, in cui è difficile credere ancora alla buona novella..così vi dico: il mondo da sempre è di chi se lo prende. Dei buoni? Dei giusti? Dei santi? Degli eroi? No. E’ dei prepotenti, degli spietati, di chi ha pelo sullo stomaco e sulla lingua. Così è fatto l’essere umano. Purtroppo. E solo laddove vige un qualche codice etico, una qualche remora (imposta) spirituale, religiosa o sociale che sia, là l’irsuto e bramoso uomo delle caverne tempera il suo ardore di conquista e di sopraffazione.

Così reprime, maschera, cela i suoi fangosi istinti. Quindi ipocrisia, falsità, furberia, opportunismo! Questa è la giungla primordiale che ha radici tenaci e lunghissime e che si insinua e contamina le nostre civilissime metropoli. La vita è una giungla? Sì, lo sapevamo già... Non vi piace? Non ci state?.. Allora diventiamo Tarzan! Coltello tra i denti e tuffiamoci tra gli alligatori. Dobbiamo armarci anche noi di lance frecce e pugnali e trovare il coraggio di difenderci dai cannibali.

La lotta è dura e senza quartiere. Attenti però: le insidie sono infinite. Guardatevi le spalle: mister Hyde non è solo dietro di noi ma anche dentro di noi. S’acquatta nell’ombra in attesa di tirar fuori gli unghioni e le zanne. Bisogna essere crudeli e spietati come lui; pietà per gli agnelli, nessuna pietà per i lupi. Solo l’intransigenza può salvarci dalla tenebra delle antiche foreste. Uccidere la bestia anche se ha i nostri stessi occhi e il nostro sangue, anche se ci sorride per averci complici: se allungate la mano per carezzarla è a vostro rischio e pericolo. E’ facile passare dall’altra parte, non ci si accorge nemmeno. Una strizzatina d’occhio, una pacca sulle spalle, un favore sottobanco... ed è fatta! Vi cresceranno subito peli unghie e canini... e addio!

Ah, quanto è dura la regola che ci siamo imposta per sopravvivere! Quanto è difficile stare dalla parte dei giusti, dei buoni, dei santi, anche se non siamo né giusti né buoni... e tantomeno santi! Ma dobbiamo trovare il coraggio per liberarci dalla gabbia. Il nostro istinto, la nostra sete e la nostra fame ci chiamano a gran voce: prenditi quello che desideri! Fotti il mondo! Prenditi tutto!.. Gengis Khan e Attila urgono nel nostro cupo sangue: corri, impazza, ruba, uccidi!...

Ma prima di piombare nella trappola oscura sapremo e dovremo ribellarci. Siate docili come agnelli e prudenti come serpenti: qualcuno un giorno ci ha detto questo. È una difficile acrobazia. Ma è sul filo che dobbiamo camminare e arrivare dall’altra parte dell’abisso. Questa è l’avventura dell’uomo. Se siamo riusciti un bel giorno a scendere dall’albero e camminare eretti, prima o poi diventeremo veri uomini, saggi e giusti esploratori del mondo. Il mondo è di chi se lo prende? No! E’ di chi ha la pazienza, il coraggio, l’umiltà (e metteteci anche la follia) di chi impara ad amare... e ad amarsi, nonostante tutto.

 

maggio 2011

Luigi M. Bruno

 


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