Al politico non si deve chiedere grandi competenze, ma essere ben consigliato e non essere dei Giano senza alcuna vergogna, evitando di offrire uno spettacolo indecoroso, molto paragonabile a quello propinato nella prima fascia pomeridiana di Rai 1 e 2. Programmi lobotomizzanti del pensiero critico, paragonabili a tele servetta, dove un insieme di persone che si ergono ad esperti per disquisire degli affari altrui, danno prova della vuotezza del pensiero omologato. Sarebbe più economico e meno squallido programmare telefilm europei, americani o magari indonesiani, anche datati, per evitare l’appiattimento celebrale ed esorcizzare la pratica della questua alla porta dei politici, come via più facile per un lavoro. In quest’Italia fondata più sulla raccomandazione, il lavoro dei deputati e dei senatori, nei ministeri e nei partiti, come negli Enti locali, della Repubblica è sempre stato impegnativo nel rincorrere le emergenze e cercare di evadere, almeno parte, le "pratiche" rimaste in perenne sospeso, delle personali promesse fatte ad una scelta rappresentanza dell’elettorato.
Sempre più spesso si inciampa su politici incapaci nell’organizzazione, dediti al soliloquio o eternamente agitati, in cerca dell’applauso facile, al pari di rock star, tumulando la paciosità italiana per sostituirla con la rissa permanente, ma ferrati nel rendere la politica un lavoro stabile.
Basta sciacquarsi la bocca con Facebook, Twitter, IPhone e IPad e altro ancora per dare dimostrazione del loro essere al passo con i tempi, ma ottenendo solo l’aumento dei rifiuti elettronici per le strade e maggiori difficoltà nello smaltimento.
Venendo incontro alle necessità dell’umanità confusa, offrendosi, nel loro essere, dei personaggi da osannare incondizionatamente, sfiorando l’ideale di “eroi” al pari di un Jonathan Franzen e ad una Lady Gaga che mescola tutto per fornire un soddisfacente prodotto globale, tra barzellette e cori da stadio, perdendo di vista che uno Stato, e quindi ogni Governo, è fatto non solo di persone con degli incarichi, ma da una Costituzione e da una serie di Leggi alle quali tutti devono rendere conto nel loro operato, non come Eliogabalo che distribuiva cariche e onorificenze a ballerine e saltimbanchi o Caligola con il suo cavallo che sedeva in senato, giudicati dalla storia.
Questa è la missione scelta da molti “politici” da avanspettacolo, ciarlieri e senza ideologia, ma capaci di far passare la privatizzazione selvaggia dell’acqua o l’approvazione all’edificazione spericolata, come scelte necessarie al progresso, come quella nucleare, pronti a smentirle alla prima occasione.
Persone oscure che praticano il cristianesimo, oops il cattolicesimo, a tempo disgiunto. Presenzialisti nelle funzioni delle ricorrenze, festeggianti per aver salvaguardato la presenza del simbolo primario del cristianesimo sui muri, ma incapaci di comprendere l’ironia della favorevole sentenza Corte europea per i diritti dell'uomo nell’assolvere l’Italia dalla violazione dei diritti umani - per l’esposizione del Crocifisso sui muri - relegandolo a poco più di una decorazione, un gadget senza alcuna capacità di influenzare gli alunni. Una sentenza che svuota il Crocifisso da ogni significato e lontano da ogni insegnamento cristiano.
Un richiamo al praticare oltre che a dichiarare il proprio Cristianesimo che sempre più spesso viene sollevato da vari esponenti ecclesiastici, compreso il Pontefice. Forse i politici traslitterano l’affermazione - non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa –, recitata durante il rito della messa, con - non fate caso ai nostri sbagli, ma tenete conto delle nostre promesse -. Perché non prendere in considerazione i peccati, ma la fede? Chi ha dei dubbi, dei tentennamenti, ma ha rispetto del prossimo è meno degno di chi sventola il suo vessillo di cattolico solo nei momenti più opportuni?
Una politica che riesce ad imputare allo straniero ogni paura più recondita, ma senza alcun reale fondamento, riuscendo a distrarre l’attenzione e contraddicendo ogni barlume di umanità non solo cristiana, ma ebraica e mussulmana, nell’odiare il prossimo.
Un cristianesimo che viene ritagliato sulle singole misure di questi lavoratori della politica, con aumento delle incombenze, da quando hanno decretato la morte di ogni ideologia, impegnandoli non solo nel presentarsi agli appuntamenti, ma soprattutto nel conservare, con salti e capriole, in proprio posto. Un posto che garantisce il benessere di diverse famiglie e il pagamento del mutuo, utile per intrecciare nuove conoscenze lavorative.
Il politico deve non solo coniugare la propria lealtà verso gli elettori e quella verso la famiglia, ma verso chi ha inserito il proprio nome nella lista degli eleggibili. Ma queste capacità acrobatiche devono anche confrontarsi con lo scegliere i propri collaboratori. Un talento che sembra venir sempre meno, trovando portaborse impreparati ad auscultare gli umori e le necessità del cittadino, ma impegnati a loro volta a incalzanti pubbliche relazioni carrieristiche.
Quello di essere circondati da collaboratori inadeguati è un vero tallone di Achille per gli amministratori degli Enti locali e in aziende di pubblico servizio, ma anche dei ministri e sottosegretari. Dal politico non si pretende che sappia tutto e che vada per la strada per conoscere la vita quotidiana del suo potenziale elettorato, ma sicuramente si ripone il lui la capacità di saper scegliere dei collaboratori che non siano distratti dalla loro arroganza e impegnati solo nel ridisegnare la loro presenza politica, ma che vadano incontro alle viscerali esigenze di una città del suo territorio.
La politica, dal centro alla periferia parlamentare, ha in gran parte abdicato dal suo ruolo ideologico per indossare gli abiti sfarzosi del divertirsi e far quattrini, dimostrandosi impreparata alla perdita delle ideologie che alcuni hanno individuato nella poetica di Giorgio Gaber con la canzone “Destra e sinistra” (www.youtube.com/watch?v=Y5nJLqiTF2U), spiegandola con il semplice – sono tutti uguali - , altri l’hanno tradotta come uno stimolo ad andare oltre le differenze apparenti, per evidenziare i contenuti, per domandarsi - Ma cos'è la destra cos'è la sinistra... -, superando - Le scarpette da ginnastica o da tennis / hanno ancora un gusto un po' di destra / ma portarle tutte sporche e un po' slacciate / è da scemi più che di sinistra. –.
Attualmente il risultato è una mancanza di contenuti nella politica italiana sintetizzata nella frase frattiniana “ma anche noi abbiamo un’idea”, - sarebbe grave che i politici non avessero neanche quella! - ma poi è un altro discorso trovare la capacità di tradurla in realtà.
Le sole idee che si trasformano in concretezza sembrano essere di sole due categorie: quelle impegnate a - non far piangere il re, il ricco e il cardinale -, come recitavano Fo e Jannacci alcuni anni fa, e quelle incentrate nella genesi di nuove formazioni politiche di sostegno.
Alcuni eletti praticano la politica come altri guidano disinvolti, credendosi persone in gamba, cambiando continuamente corsia di marcia e spesso procedendo a zig e zag, senza alcun preavviso.
Volontari, disponibili o anche responsabili che provano a timoneggiare tra le correnti della politica, non offrendo spazio all’esortazione biblica sull’amicizia - Una bocca amabile moltiplica gli amici, / un linguaggio gentile attira i saluti. / Siano in molti coloro che vivono in pace con te, / ma i tuoi consiglieri uno su mille. / Se intendi farti un amico, mettilo alla prova; / e non fidarti subito di lui. / C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo, / ma non resiste nel giorno della tua sventura. (Siracide) -, ma piuttosto, alle grida e insulti, per le reciproche convenienze.
La fantasia dei rappresentanti del popolo sfiora il surreale, con il far rientrare dalla finestra alcuni fondi tagliati in precedenza dalla legge di stabilità (ex finanziaria), per apparire persone sensibili alle necessità degli elettori.
È con il Milleproroghe che il creativo ministro dell’economia riesce a modificare la percezione dell’elettorato di un Governo insensibile in quello compassionevole, mettendo dentro un po’ di tutto e ha attenuato alcuni tagli, come l’integrazione dei fondi destinati alle associazioni e alle Ong del loro 5 per mille, modificando i rapporti del dare e scippare da 75% trattenuto a 75% concesso. Ma anche il decreto Omnibus, con il quale si è resa temporaneamente invisibile, clandestina, la scelta nucleare italiana, è uno strumento efficace. Sconfessare precedenti affermazioni, sport praticato da alcuni politici con successo anche in discipline individuali. I politici si stanno trasformando in illusionisti, in manipolatori delle tre carte per porre sotto tutela gli italiani, evitando che possano esprimersi con i referendum. Campagne referendarie sul nucleare, l’acqua e il legittimo impedimento, sono delle mine che il Governo deve disinnescare, prima che l’elettore commetta errori irreparabili per il Paese ed ecco che la maggioranza precetta i suoi politici per rendere inoffensiva la Democrazia, distraendoli dal “risolvere” i quotidiani problemi della famiglia italiana.
Azioni complessive, sottili manovre di contrattazione, un governo che mercanteggia sulla Democrazia, dimostrandosi apparentemente attento alle istanze dell’elettorato, ma impegnato a salvaguardare i privilegi della casta e funambolici giochi di prestigio finanziario.
Si pretende tanto, più del necessario, per ottenere quello che ci si era prefissato nell’oscurità ministeriale. La crisi, le minacce speculative dei poteri occulti, l’immorale comportamento delle agenzie di rating, rendono precaria un’economia basata più sull’eterea finanza, alternando alla calunnia il venticello del sospetto, piuttosto che sulla materialità del lavoro e del prodotto.
Politici che gridano al risparmio, ma si sceglie di spendere 300, forse 350, milioni di euro per evitare la concomitanza delle elezioni amministrative con il referendum. Mossa strategica dei pavidi del voto popolare.
Una sobrietà mai decantata nel loro modello di vita, ma richiesta agli elettori, curioso quanto l’invocare la libertà e poi suggerire a ogni governo autoritario un decreto come quello sul controllo di Internet mettendo "in pericolo la libertà di espressione ed è una minaccia alla democrazia italiana". Un severo giudizio esternato dall'ambasciatore americano a Roma, David Thorne, e pubblicizzato su Wikileaks.
Vi sono ministri e ministri, quelli capaci di affermare gli interessi del proprio dicastero e quelli che non ritengono di dover combattere per le prerogative della cultura. Altri hanno delle idee e c’è chi fa bella presenza.
Il dovere dei politici, in generale, e del Governo, in particolare, è di far quadrare il cerchio, portando a spostare fondi destinati, ad esempio alle cure oncologiche, per coprire qualcosa di più urgente, come per avallare l’avidità di pochi nel superare le quote di produzione latte stabilite dall’Ue, che è elettoralmente più proficuo.
L’avidità di pochi allevatori del nord, quelli che gridano “Roma ladrona” e affermano che il Mezzogiorno è un peso morto, hanno il sopravvento sul bene collettivo e il rigore nella spesa pubblica, applicata con il machete, vale solo in alcuni ambiti.
In un recente intervento di mons. Gianfranco Ravasi nella sua rubrica su Avvenire -, prendendo spunto dallo sdegno permanente dell’«immeritatamente dimenticato» Giovanni Papini, evidenzia il motto «Mangiare, far quattrini, divertirsi, comandare», imperante sia al tempo dello scrittore fiorentino che ai nostri giorni, per estrapolare la figura dello «svegliatore notturno». Un’immagine evocata nei Vangeli per sollecitare alla vigilanza e non cadere nel torpore dell’indifferenza.
Un’indifferenza che permette i tagli all’istruzione, relegando la cultura alla fine dell’elenco delle priorità italiane, ma ai primi posti troviamo la conquista di cariche in enti come l’Enel, l’Eni, la Fimeccanica & Co. Cultura umanistica e scientifica, vero patrimonio italiano, continuano ad essere accantonate a beneficio dell’effimero Made in Italy.
La pessima consuetudine di lottizzare e politicizzare tutto il possibile non trova pausa, chi crede di potere cerca di sistemare amici e parenti, dentro e fuori gli ambiti istituzionali.
Quello che si afferma con la legge di stabilità si ridiscute con il Milleproroghe, sventolando la bandiere del rigore, ma non vale per i politici in generale, per quelli “governativi” in particolare, che non riescono a diminuire il loro numero di rappresentanza. Se non ci fosse la politica in Italia si conterebbe un numero maggiore di disoccupai.
La quota di ministri è facilmente aggirabile, aumentando i ministeri senza portafoglio, più complicato è aumentare i sottosegretari, ma basta una legge apposita. Tanta la fatica di Bassanini nel cercare di semplificare e contenere la spesa politica in generale e governativa in particolare, per poi tornare indietro di un decennio con un imprenditore che non riesce a razionalizzare nell’amministrare il bene pubblico.
Nella dilagante quotidianità appariscente, in cerca dell’eclatante, il Governo predilige apparire piagnucoloso nei confronti delle incomprensioni dell’Unione europea, tronfio e aggressivo nelle aule parlamentari e con migranti dal sud, dopo il fallito contrasto a quelli dell’est, mentre non si fa sfuggire occasione per dipingersi vittima di un complotto ordito dalla magistratura con la complicità delle opposizioni, ma non ha compreso che l’Italia è evanescente, estremamente mobile nel suo essere un peso medio, come afferma Antonio Polito, ultima tra i grandi e prima tra i piccoli, senza aver mai avuto gran peso nel panorama internazionale, tranne in rare occasioni di orgoglio nazionale.
La politica italiana appare come un minestrone, aggregazioni contro natura, per personali particolarismi, rendendo indigesto un gustoso piatto che è nella gastronomia l’esaltazione dei singoli sapori per un comune risultato, ma nella politica è solo un pappone per suini.
Ma l’Italia come può esprimere qualcosa di diverso dall’attuale politica confusa dell’Unione europea che vaga tra le contraddizioni espresse dai responsabili degli Affari interni con l’opacità degli Affari esteri, per non dimenticare la Corte europea dei Diritti dell'Uomo che in rari casi da’ segni di vita.
Un’Italia che rispecchia le contraddizioni europee nel confondere quello che si vuole con quello che si ottiene dall’Unione europea. Contraddizioni che si avvertono nel rapporto dare / avere delle singole nazioni. Si chiedono facilitazioni, ma si nega ad altri di usufruirne, come dimostrano le recenti esternazioni provenienti dalla Finlandia e le poco rassicuranti enunciazioni della Costituzione ungherese recentemente approvata, ma anche gli intenti periodici di qualche stato, vedi ultimamente la Francia, di sospendere il Trattato di Schengen.
L’Italia, oltre a condividere le visioni poco altruistiche con altri stati, è quella, tra le nazioni cosiddette “democraticamente progredite”, che disattende con più frequenza la propria Legge e quella adottata dell’Unione europea e l’italiano non è migliore di chi lo rappresenta nelle istituzioni. L’italiano elettore non voterà direttamente l’eletto, ma sa chi è in lista e quali istanze vengono portate avanti dal tale partito. Non è il caso di continuare la propaganda dell’italiano buono, non si può negare la vena razzista con la favola che tutta al più è ignorante, perché ignora le sofferenze degli altri.
Non può essere una giustificazione la mancanza di conoscenza o forse di coscienza, la realtà è che l’italiano è membro a tutti gli effetti di quella comunità che vive nella parte ricca del Mondo, forse non razzista, ma è sicuramente un’umanità egoista, con il cuore, come viene evidenziato in una delle meditazioni per la Via Crucis del 2011 di Benedetto XVI, “tutto preso dalla contabilità del proprio benessere, resta cieco alla mano del povero e dell’indifeso che mendica ascolto e chiede aiuto.”, ribadendo l’accoglienza dello straniero anche durante la visita a Venezia, seguendo l’insegnamento della Bibbia e del Vangelo, anche quando la Chiesa delude.
Nonostante tutto un po’ di ottimismo Giorgio Gaber lo lascia con il verso - L'ideologia, l'ideologia / malgrado tutto credo ancora che ci sia / è la passione, l'ossessione / della tua diversità / che al momento dove è andata non si sa / dove non si sa, dove non si sa. – e Fabrizio De Andrè, con il suo Carlo Martello, - "Be' proprio perché voi siete il Sire fan cinquemilalire è un prezzo di favor.. / "È mai possibile porco di un cane che le avventure in codesto reame / debban risolversi tutte con grandi puttaane, / anche sul prezzo c’è poi da ridire ben mi ricordo che pria di partire / veran tariffe inferiori alle tremilaliiiiiire". Ciò detto agì da gran cialtrone / con balzo da leone in sella si lanciò frustando il cavallo come un ciuco / tra i glicini e il sambuco il Re si dileguò. – Una destinazione che non può appartenere all’Italia, anche con una dirigenza politica impegnata a perseguire cambiamenti di convenienza, mascherati da modernizzazione, coinvolgendo la Costituzione e i Diritti dei lavoratori, appropriandosi del 25 aprile e sminuendo il Primo maggio, prevaricando la storia per pura ambizione e soprattutto per garantirsi un futuro agiato, come documenta Mario Giordano nel suo libro Le pensioni d'oro che ci prosciugano le tasche (Mondadori, 2011). Non solo politici, ma soprattutto loro che si trasformano in vere e proprie sanguisughe del sistema pensionistico italiano, utilizzando tutti gli escamotage possibili per ottenere, lavorando meno di qualsiasi lavoratore, un cospicuo vitalizio. Si tagliano le pensioni altrui per accrescere le proprie.
Cambia el modo de pensar / cambia todo en este mundo: questo è l’augurio al cambiamento che viene da Mercedes Sosa, una persona che ha superato anche la dittatura argentina, contenuto nella canzone Todo cambia (www.youtube.com/watch?v=Za75SkduQX8), scelta anche da Nanni Moretti per il suo film Habemus Papam.
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