Da poco meno di dieci anni l'intelligente statunitense e di molti paesi dell'Occidente come dell'Oriente, del Nord come del Sud del Mondo, era impegnata nella cattura di Osama Bin Laden.
Il 2 maggio del 2011 ha visto premiato tanto impegno. Un conflitto a fuoco, a nord da Islamabad, e la carriera di Bin Laden termina in un’abitazione, circondata da muri e senza collegamenti ad Internet e telefonico. Il promotore di Al Qaida, l'ispiratore dell'11 settembre e soprattutto il fantasma del terrorismo globale ha trovato la morte. Una morte catartica per gli Stati uniti e per i parenti e gli amici delle vittime dei quattro aeri utilizzati per dare la morte alle ignare persone che erano nelle Torri Gemelle (World Trade Center) a New York o al Pentagono (Washington) e i passeggeri del quarto aereo che si sono ribellati, evitato che il volo United Airlines 93 si schiantasse contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, ma finendo in un campo vicino a Shanksville (Pennsylvania).
Una morte che ha permesso al dollaro di recuperare sulle principali divise internazionali, in poche ore l'euro è passato da 1,4864 dollari a 1,4771 dollari; così nei confronti della moneta giapponese che da 80,96 yen è passato a 81,66, ma ai fini della guerra totale al terrorismo dichiarata da W. Bush jr. all’indomani dell’11 settembre, ha un valore simbolico, più che operativo. Ormai il terrorismo è frammentato e Al Qaida è più simile ad un marchio per il franchising, utilizzato da gruppi e gruppetti in Asia come in Africa, per colpire gli “infedeli” o per dare sfogo ai personali antipatie.
L’11 settembre, con i suoi quasi tremila vittime di 90 diverse nazionalità, è stato l’inizio pianificato di mettere Islam contro l’Occidente, ma ha avuto come unica conseguenza un lungo elenco di deceduti, molti dei quali correligiosi dei fanatici dell’jihad. Persone mentalmente deboli, plagiate con un’errata lettura del Corano, strumenti d’interessi meno nobili di una fede religiosa.
Il terrorismo, con la morte di Bin Laden, perde più una guida spirituale che un capo militare e già echeggiamo minacciosi proclami contro i “crociati”, mentre negli Sati uniti si canta «Usa, Usa» e si sventola bandiere a stelle e strisce.
Urla di gioia made in Usa che gioveranno alla popolarità di Obama, a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali del novembre 2012, dissipando le nebbie di una presidenza incapace a proteggere gli Stati uniti dalle minacce terroristiche, rendendo il momento solenne con il “justice has been done” - giustizia è stata fatta - scandite dal presidente direttamente dalla East Room della Casa Bianca, per comunicare alla nazione che l’operazione militare della Cia ha avuto successo.
Sull’accaduto voci contraddittorie dal mondo qaedista, mentre dal web rimbalzano tante supposizioni e dubbi stimolati anche dalla scelta di una frettolosa sepoltura in mare, per evitare che la tomba si trasformasse nella metà di fanatici di tutto il Mondo.
Mentre la morte di Bin Laden esorcizza le paure degli statunitensi e offre spiragli ottimistici su di un futuro senza terrorismo, i diversi luogotenenti dell’industria del terrore saranno impegnati, si spera per lungo tempo, in una lotta per la leadership. Una successione che potrebbe snellire la dirigenza qaedista, ma il vero interrogativo è cosa faranno i gruppi e gruppuscoli che operano sotto il marchio Al Qaida.
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