Proposito nobilissimo ed anche attuale sul quale per secoli si sono accumulate teorie, purtroppo sempre andate a vuoto, ma una abbastanza singolare è quella che il Guercino, celebre pittore del XVII secolo, ha elaborato in un suo quadro che viene esposto sino a metà del prossimo giugno a Castel Sant’Angelo. Il dipinto, un grande olio su tela di 170x130 cm., rappresenta una allegoria mitologica tratta dalle Metamorfosi di Ovidio con un possente “Marte furioso” che avanza vestito di un mantello rosso svolazzante e di una corazza rutilante e con la spada sguainata mentre un paffuto amorino con le alucce, in piedi sulla bocca di un cannone, cerca di trattenerlo per un braccio svelando il significato dell’allegoria “il Marte Furibondo ritenuto dall’Amore”, più prosaicamente l’amore può impedire la violenza. Proposta teoricamente ineccepibile ma molto difficilmente realizzabile anche se il pittore cerca di mostrare come l’amore sia umano che, soprattutto divino, possa essere da freno all’istinto brutale e violento. Il quadro non citato nella documentazione delle vendite dell’artista dovrebbe essere stato dipinto intorno al 1640 ed appartiene alla fase classicista dell’attività del Guercino ma la sua storia è abbastanza oscura. Secondo carte rinvenute nell’archivio della famiglia Mattei il quadro sarebbe stato commissionato insieme con un altro simile rappresentante Venere, ritenuto perduto ma da poco riconosciuto in una collezione privata; sembra che il Marte sia stato rifiutato e sostituito, presso i committenti, da un dipinto di analogo soggetto, posto in orizzontale anziché in verticale, ora esposto in un museo a Cincinnati. L’opera rifiutata sarebbe rimasta presso lo studio del pittore, dove è citata nell’inventario dell’eredità, sarebbe stata poi venduta in epoca imprecisata dagli eredi. Dopo varie peregrinazioni nel mercato antiquario è ora di proprietà del Dionysos Art Fund, un fondo che investe in arte antica commercializzando ed esponendo opere d’arte realizzate tra il XIII e il XIX secolo.
Francesco Barbieri, detto il Guercino forse per strabismo, nacque a Cento nel 1591 ed iniziò sin da giovane a lavorare presso la scuola dei Carracci, maestri della pittura classicista dell’inizio del ‘600; il giovane artista si affermò ben presto con pale d’altare contraddistinte da freschezza e intensità di colori. Dal 1621 al 1623 fu a Roma presso Papa Gregorio XV e dipinse uno dei quadri più noti del ‘600, la gigantesca pala del “Seppellimento di Santa Petronilla” ora alla Pinacoteca Capitolina. Affrescò nel Casino Ludovisi l’Aurora con buoni effetti prospettici e vivace colorismo in cui si riscontrano influssi recepiti in un suo soggiorno a Venezia. Lavorò nel Duomo di Piacenza e nel 1642 tornò a Bologna dove assunse la direzione dell’Accademia dopo la morte di Guido Reni. Continuò a dipingere fino alla morte nel 1666 guadagnandosi la fama di uno dei maggiori esponenti della pittura classicista del XVII secolo.
Info
IL GUERCINO RITROVATO
Quando Amore ferma la Guerra
Dal 23 marzo al 12 giugno 2011
Roma
Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
lungotevere Castello, 50
Orario:da martedì a domenica dalle ore 9.00 alle 19.00
Tel 06 6819111
Catalogo: De Luca Editori d’Arte
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